Ogni esperta agenzia di traduzioni dirà che il linguaggio del cibo è solo uno dei tanti problemi che un traduttore deve imparare ad affrontare e probabilmente è vero. Certo quando si tratta di tradurre le abitudini alimentari, bisogna riconoscere che qualche problematica esiste.
Quando un traduttore prepara il suo preventivo sa bene che tradurre non significa solo scambiare una parola con un’altra, un vocabolo italiano con uno inglese ad esempio. Soprattutto nel caso di traduzioni specializzate, dovrà superare un incrocio tra diverse culture e modi di vita differenti, quali sono nella realtà del nostro mondo.
Il cibo è un settore del linguaggio dove questo è particolarmente vero, perché il cibo è una diretta espressione della cultura di un paese. Anche l’agenzia di traduzioni più esperta può essere messa in discussione quando si tratta di tradurre i nomi degli alimenti.
La globalizzazione, e lo scambio culturale che ne è conseguito, ha portato in alcuni piatti che sono popolari in molte aree del mondo a essere conosciuti con il loro nome originale; come la pizza o le fajitas. Questi sono solo alcuni esempi di piatti talmente famosi che il loro nome assorbito nella versione originale ormai in tutte le lingue.
La trappola delle lingue simili
Ma la traduzione non è mai semplice e non bisogna mai commettere l’errore di cadere nella trappola di pensare che lingue simili, come l’americano e l’inglese, possano anche sempre usare un termine identico per descrivere un oggetto. Così gli americani “cupcake” sono conosciuti in terra britannica come “fairy cake”.
Ma come tradurre dallo spagnolo all’inglese la famosa “empanada”? Naturalmente è noto che si tratti di un piatto latino-americano composto da piccoli involti di pasta ripiena, ma il contenuto non è scontato: potrebbero includere pollo, manzo, tonno e formaggio, anche cipolla. Le empanada possono essere cotte fritte o al forno.
Come tradurre i piatti tipici
Quindi, come possiamo tradurre empanada in inglese?
Una prima opzione è sempre quella di corsivo e lasciarlo in lingua originale (come in questo articolo); mostrando che questa parola è stata presa in prestito da una lingua straniera. Questo mantiene l’essenza della parola, ma non si sarà mai sicuri che i lettori capiscano a cosa si fa riferimento.
La seconda opzione è quella di lasciare la parola nella lingua straniera e di fornire una breve descrizione che la spiega, magari aggiungendo una nota in calce al testo da tradurre. Naturalmente questo è rischioso per un’agenzia di traduzioni perché potrebbe rendere più lunga la lettura del testo.
Un’ultima opzione, spesso scelta dalle agenzia di traduzione, è quella di cercare un modo per esprimere l’idea di empanada usando una parola della lingua di destinazione. Se, per esempio, si sta traducendo dallo spagnolo in inglese, si potrebbe definire empanada come cornish pasty, un piatto tipicamente britannico che molto assomiglia alla controparte latino-americana.
Ogni traduttore vi dirà che il linguaggio del cibo è solo uno dei tanti problemi che un traduttore deve imparare ad affrontare, ma non è certo il minore.