La copertina è il primo biglietto da visita di un libro, deve suscitare curiosità e creare empatia con il lettore, per questo una buona copertina è il risultato di un lavoro complesso che coinvolge più persone e più settori: lo scrittore, l’editor, il marketing, il traduttore e il direttore editoriale. E’ del visual designer il compito di mediare e di realizzare un prodotto finale che soddisfi le aspettative di tutti.
La copertina ci rivela molto di un libro, ne definisce l’identità ma non deve necessariamente raccontarne il contenuto. Ci sono i cosiddetti libri di “nicchia” che hanno copertine sofisticate o che identificano una certa linea o collana editoriale, e quelle dei bestseller, stereotipate ed essenziali. Una copertina raffinata è senza dubbio un elemento caratterizzante di un libro che ha un costo elevato.
Non sono solo l’immagine di copertina o il titolo a dare un’identità ad un libro, sono importanti anche il formato, il carattere del testo, il tipo di carta, il colore e il profumo. Tutto contribuisce alla realizzazione e alla vita di un libro, un oggetto complesso e in continua evoluzione che cambia in base al pubblico di lettori ai quali si rivolge e al paese in cui viene pubblicato.
Come si traduce una copertina di un libro all’estero?
Se ne è parlato a Pordenonelegge, festa del libro con gli autori, in un incontro con il visual designer Riccardo Falcinelli – sue sono tra le altre le copertine del libro di Kurt Vonnegut “Quando siete felici fateci caso” (Minimumfax – quella con il cono gelato per intenderci – e quella del romanzo di “Michel Faber “Il petalo cremisi e il bianco“(Einaudi) .
Come già sottolineato in precedenza la copertina non deve necessariamente illustrare il contenuto di un testo ma deve invece rappresentarlo al meglio, renderlo allo stesso tempo riconoscibile ed appetibile ad un probabile pubblico di lettori. Quando si tratta di una traduzione la copertina deve innanzitutto rispecchiare il gusto nazionale e la cultura del paese in cui il libro viene pubblicato perché i lettori di quel paese possano comprenderla ed essere invogliati alla lettura. Può accadere perciò che la copertina di un libro tradotto all’estero sia del tutto differente dall’originale.
Ci sono copertine, quelle dei libri di Leonardo Sciascia per esempio, che nelle versioni
straniere riportano un’immagine semplicistica e stereotipata dell’Italia o quelle dei romanzi di Giorgio Faletti, quella di “Io uccido” (Baldini & Castoldi) per esempio, in cui nelle edizioni estere viene data, rispetto all’edizione originale, maggiore rilevanza al titolo del romanzo rispetto al nome dell’autore, conosciuto al grande pubblico soprattutto in Italia.
Una copertina deve allo stesso tempo non risultare banale o ovvia ad un pubblico colto ma neppure apparire sofisticata o inaccessibile ad un pubblico popolare. Deve saper rispondere insomma alle esigenze di un pubblico che sia vasto e il più variegato possibile. L’idea di fondo è che i libri non vengano percepiti come oggetti estranei di cui avere timore. La lettura non non deve essere un’attività elitaria ed esclusiva.
Nella traduzione della copertina del bestseller di Michel Faber “Il petalo cremisi e il bianco” – il paesaggio londinese dell’edizione originale è stato sostituito nella versione italiana, poi adottata in tutte le traduzioni successive, da una rosa rossa e dal ritratto di una ragazza – una fotografia di archivio di una giovane prostituta dell’800. Sono stati scelti questi due soggetti perché sintetizzassero la complessità di un libro che è allo stesso tempo un romanzo storico e d’amore e attirassero quindi un pubblico ampio di lettori.