Neorealismo italiano, 10 libri per conoscerlo
Nel Novecento, in Italia, il Neorealismo è stato tra le correnti culturali e artistiche più importanti. Nel cinema, con opere di registi come Vittorio De Sica (1901-1974), Roberto Rossellini (1906-1977) e tanti altri, il movimento ha goduto addirittura di fama internazionale.
Qui intendiamo occuparci del Neorealismo nel campo della letteratura. Lo facciamo segnalando 10 libri che, tra i numerosi pubblicati mediamente di buona qualità, esemplificano e rappresentano al meglio il movimento.
Che cos’è il Neorealismo
Il Neorealismo è un movimento letterario che inizia a svilupparsi dagli anni Trenta e che trova maggiore diffusione durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Esso punta a una rappresentazione della condizione esistenziale dell’uomo in modalità crude, scarne, vicine alla corrente che l’ha preceduto, il Realismo. Determinante è il peso del contesto storico. Le condizioni sociali e economiche successive alla Prima Guerra Mondiale, ma soprattutto ciò che ha significato come esperienza la Seconda Guerra Mondiale, influiscono enormemente sulle opere neorealistiche. Non a caso in questo filone sono entrati anche i tanti memoriali, le tante testimonianze reali scritte dopo la Seconda Guerra Mondiale. La dittatura, la guerra, la resistenza, la ricostruzione, costituiscono lo scenario in cui l’individuo pensa e agisce, in cui l’individuo vive il proprio conflitto interiore. In quegli anni si è costretti a fare delle scelte complesse in base alle circostanze, in seguito agli eventi spesso tragici che si susseguono. Il declino e la fine del Neorealismo avviene, non a caso, in parallelo con il boom economico e i cambiamenti che esso ha comportato.
10. “16 ottobre 1943” di Giacomo Debenedetti
Giacomo Debenedetti (1901-1967) è stato uno dei più importanti critici italiani del Novecento.
16 ottobre 1943 è oggi disponibile nella edizione Einaudi del 2015, con prefazione di Natalia Ginzburg (1916-1991).
Si tratta di un romanzo breve o racconto lungo che rientra nel filone memorialistico del Neorealismo. Debenedetti descrive con linguaggio asciutto, privo di qualsiasi elemento superfluo, e senza ricorrere alla finzione romanzesca, il rastrellamento di oltre mille ebrei avvenuto il 16 ottobre del 1943 nel ghetto di Roma. È una testimonianza degli eventi rigorosa ma di forte impatto emotivo, una testimonianza in cui è labile il confine tra cronaca e letteratura.
9. “La romana” di Alberto Moravia
Alberto Moravia (1907-1990) può essere considerato, con Gli indifferenti (1929), uno dei primi se non il primo scrittore del Neorealismo. Se in quel romanzo d’esordio indagava la crisi morale della classe borghese, ne La romana (1947) è più vicino a come oggi immaginiamo questo movimento letterario, e cioè strettamente legato al periodo fascista e alla guerra. La romana è disponibile nella edizione Bompiani del 2017.
Il contesto storico del romanzo è l’epoca fascista. Adriana, ventenne di grande bellezza, viene indotta dalla madre a guadagnare e a provare una scalata sociale posando per pittori. Al contrario, la ragazza aspira a un matrimonio.
Adriana si innamora prima di un uomo che scopre sposato, poi entra nel giro della prostituzione. Conosce un giovane antifascista, Mino, dagli ideali irrealizzabili e illusori, concepisce un figlio che il giovane riconosce dopo essere stato indotto da lei a credere che sia suo. Mino, incarcerato per motivi politici, fa i nomi dei compagni che hanno organizzato una congiura e, per rimorso, si uccide. Adriana, in virtù del sostegno economico della famiglia di Mino, vede finalmente davanti a sé un futuro migliore.
8. “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) è stato poeta, scrittore e regista. I suoi primi film, Accattone (1961) e Mamma Roma (1962), sono esempi importanti del Neorealismo cinematografico.
Per quanto riguarda la letteratura, ricordiamo qui il suo primo romanzo, Ragazzi di vita (1955), oggi disponibile nella edizione Garzanti del 2014.
Il contesto è la Roma delle borgate nel secondo dopoguerra. Protagonisti sono adolescenti del sottoproletariato. La realtà rappresentata è di violenza e di tenerezza, il degrado sociale, nella sua ineluttabilità e persistenza anche nel periodo della ricostruzione del Paese, è alla base dell’estrema difficoltà di trovare condizioni di vita migliori.
7. “Metello” di Vasco Pratolini
Metello (1955) di Vasco Pratolini (1913-1991) è disponibile nell’edizione Rizzoli del 2011.
L’opera è nota per le discussioni che sono seguite alla pubblicazione da parte delle correnti politiche marxiste. L’accusa è rivolta principalmente contro lo stile di Pratolini, definito idilliaco e quindi inadatto a rappresentare i mutamenti sociali dell’Italia dalla nascita nel 1875 alla maturità del protagonista.
Si tratta di un romanzo di formazione. Perso il padre, Metello cresce con un vecchio anarchico. Lavora nei cantieri, entra in sindacato, partecipa alle lotte politiche. Metello, pur avendo valori importanti, sa di dover lavorare per la sua famiglia, di dover accettare anche compromessi, se si presenta il caso.
Questo romanzo segna l’apice del Neorealismo ma al contempo ne evidenzia i limiti in un momento storico di cambiamenti significativi dell’Italia.
6. “La casa in collina” di Cesare Pavese
Cesare Pavese (1908-1950) è stato scrittore, poeta, traduttore e collaboratore della casa editrice Einaudi.
La casa in collina è disponibile sia singolarmente nella edizione Einaudi del 2014, sia insieme al romanzo breve Il carcere (1948) in Prima che il gallo canti, edizione Einaudi del 2017.
In questo romanzo il protagonista, Corrado, è un professore che trascorre il periodo dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale in collina presso due donne, la madre ed Elvira. C’è una matrice autobiografica: Pavese, durante la guerra, non partecipò alle lotte partigiane ma si rifugiò in un piccolo paese piemontese.
Corrado incontra una donna che aveva amato, Cate, e scopre che lei ha un figlio, Dino. Corrado sospetta che Dino sia suo figlio. Mentre Dino partecipa attivamente alle lotte partigiane, Corrado, preso da una crisi esistenziale, decide di tornare nel paese natale.
5. “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini
Elio Vittorini (1908-1966) oltre a essere stato uno scrittore e traduttore ha avuto un peso notevole nel panorama letterario italiano collaborando con le case editrici Einaudi e Mondadori.
Conversazione in Sicilia (1941) è disponibile nell’edizione Rizzoli del 2012.
Il protagonista, Silvestro Ferrauto, è un tipografo e intellettuale che fa ritorno nella sua terra d’origine in Sicilia.
Il testo ha un tono onirico ed è di difficile interpretazione. Il tema del viaggio permette di ritrovare, come sempre in letteratura, la propria identità. L’opera non è autobiografica e la Sicilia, a detta di Vittorini, sarebbe potuta essere qualsiasi luogo. È stata avanzata l’ipotesi che l’autore avesse intrapreso una critica al regime fascista in chiave allegorica per non incorrere in problemi con la censura.
4. “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi
Carlo Levi (1902-1975) è stato scrittore e pittore. Negli anni Trenta è stato attivo contro il fascismo. Si è iscritto al movimento Giustizia e libertà di Carlo Rosselli (1899-1937). È stato arrestato e condannato al confino a Grassano e ad Aliano, in Basilicata. Il romanzo Cristo si è fermato a Eboli nasce da questa esperienza. Nel 1936 ha ottenuto la grazia.
Cristo si è fermato a Eboli (1945) è disponibile nella edizione Einaudi del 2014.
Eboli, provincia di Salerno, secondo i lucani era l’ultimo paese in cui si viveva da cristiani, più giù si viveva da animali. Questo perché le strade e le ferrovie finivano lì.
Levi, protagonista del romanzo, racconta la sua esperienza di confino a Gagliano (che sarebbe Aliano). Levi è di Torino. A Gagliano scopre un’umanità nuova, ua civiltà contadina vicina anche ai riti pagani, ovviamente di bassa estrazione sociale e in stato di povertà. Quando torna per qualche giorno a Torino, si accorge di quanto lo abbia cambiato interiormente l’esperienza di confino.
Il romanzo affronta con una certa acutezza la questione meridionale.
3. “Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino
Italo Calvino (1923-1985) è stato uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento. Come collaboratore della casa editrice Einaudi ha avuto un peso importante nel contesto editoriale nazionale.
Il sentiero dei nidi di ragno (1947), disponibile in edizione Mondadori del 2016, è stato il suo primo romanzo.
Vi si parla della resistenza dal punto di vista di un bambino. In virtù di questa prospettiva, Calvino può inserire nel romanzo anche elementi fiabeschi, e in questo l’opera si distingue nel panorama della letteratura resistenziale italiana. Uno dei personaggi, Kim, studente in medicina e futuro psichiatra, secondo il critico Alberto Asor Rosa (1933) è l’alter ego di Calvino ed è lui, non a caso, a esprimere una riflessione teorica nel romanzo. La riflessione riguarda il ruolo dei partigiani: anche i peggiori, come Calvino ribadisce nella prefazione del 1964, sono migliori di quelli che, in quel frangente storico, si sono rifugiati nelle città e nelle campagne.
2. “Una questione privata” di Beppe Fenoglio
Beppe Fenoglio (1922-1963) ha vissuto intensamente l’esperienza partigiana e si può dire abbia scritto quasi solo della resistenza.
Meno famoso de Il partigiano Johnny (1968), il romanzo Una questione privata (1963), oggi disponibile nell’edizione Einaudi del 2014, esemplifica al meglio le peculiarità del Neorealismo.
Il protagonista, Milton, studente universitario, è l’alter ego dell’autore. Il romanzo, uscito postumo, ha destato molte polemiche, soprattutto per la visione non convenzionale della lotta partigiana in genere tratteggiata positivamente. A fare da sfondo, infatti, è l’amore di Milton per Fulvia, amore che egli scopre tradito, motivo per cui medita la vendetta mentre si mette alla ricerca di Giorgio, partigiano suo amico e presunto traditore.
1. “Se questo è un uomo” di Primo Levi
Primo Levi (1919-1987) è stato scrittore e chimico italiano.
Se questo è un uomo (1947) è disponibile nell’edizione Einaudi del 2014.
Siamo nel filone memorialistico del Neorealismo. Levi scrive, infatti, della sua esperienza di ebreo deportato nel campo di concentramento di Auschwitz.
Il libro è un classico della letteratura italiana e, ancora oggi, un best seller. Scritto tra il 1945 e il 1947, fu rifiutato dalla casa editrice Einaudi e la prima edizione fu edita da una piccola casa editrice, Francesco De Silva. Solo nel 1958 la casa editrice torinese lo pubblicò e da lì ebbe inizio l’enorme successo di pubblico e di vendite.