In questo nostro mondo globalizzato in cui le persone non sono più radicate nel proprio territorio di origine, e nell’epoca dell’uomo flessibile, la conoscenza di altre lingue rispetto alla propria è sempre più una necessità e la conoscenza della sola lingua del territorio di appartenenza è sempre più un limite.
Cos’è, in sintesi, l’uomo flessibile
Il concetto di uomo flessibile è stato teorizzato in maniera compiuta dal sociologo statunitense Richard Sennett nel libro “L’uomo flessibile Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale (1998)”. Alla base, il radicale cambiamento, avvenuto dagli anni Ottanta, del mondo del lavoro.
Si è progressivamente passati dall’azienda-famiglia con relative sicurezze e stabilità garantite ai dipendenti, a un nuovo contesto economico la cui parola chiave è flessibilità, ossia la necessità, da parte dei lavoratori, di cambiare, di sapersi reinventare a causa di un clima di instabilità generale che comporta la ristrutturazione delle aziende e l’obbligo di trasferimenti e licenziamenti (downsizing).
Il lavoratore, l’uomo flessibile, deve essere in grado di spostarsi in qualsiasi momento per cogliere sempre nuove opportunità lavorative.
Perché oggi è necessario conoscere altre lingue?
Fino a pochi decenni fa le persone si spostavano poco, il tasso di scolarizzazione era basso, si riusciva per lo più a trovare una propria dimensione lavorativa e sociale nel territorio di origine. Di conseguenza, la conoscenza di altre lingue appariva come un qualcosa in più da sfoggiare eventualmente in società, a coronamento di un livello culturale ed economico più alto e di una educazione più raffinata. Francese e Inglese erano, da questo punto di vista, le lingue più gettonate.
Oggi, in virtù di un radicale cambiamento dell’economia mondiale con l’avvento della globalizzazione, e, per quanto ci riguarda, anche in virtù dell’abbattimento delle frontiere degli stati che man mano entrano nell’Unione Europea, le persone, potendo spostarsi liberamente al di fuori del proprio stato ed essendovi spesso costrette per motivi economici, devono conoscere le lingue dei territori in cui si dirigono o, almeno, una lingua comune che permetta di comunicare pur ignorando la lingua dell’interlocutore (e viceversa, naturalmente).
Ma quali sono le lingue più richieste?
Due sono i criteri alla base di una classificazione delle lingue più richieste nel mondo del lavoro in ambito internazionale:
- Le lingue più diffuse per numero di parlanti;
- Le lingue più richieste nei mercati.
Come è noto, il Cinese è la lingua più parlata al mondo per numero di parlanti madrelingua, cui seguono Inglese, Spagnolo, Arabo e Portoghese. Inoltre, l’economia cinese è in continua espansione. Eppure questa lingua, nel mondo del lavoro, resta seconda rispetto all’Inglese.
L’Inglese, pur non essendo la lingua più parlata, è infatti ancora la più importante, la lingua internazionale studiata da tutti. Minore l’importanza del Tedesco, ma non trascurabile soprattutto perché la Germania è una delle maggiori potenze economiche mondiali, e del Francese, la cui funzione si dispiega soprattutto in continente africano.
Una menzione a parte merita il Giapponese, per la preminenza del Giappone nei settori tecnologici.
L’inglese è la lingua più parlata nel mondo del lavoro
Sono diversi i motivi per i quali l’Inglese è la lingua più parlata nel mondo del lavoro. Nel mondo delle telecomunicazioni (pensiamo alla società finlandese Nokia, ad esempio) e dei software essa spesso è la lingua ufficiale. Nonostante l’economia oggi prosperi più in Oriente, e nonostante il Cinese goda di un numero di parlanti molto superiore, l’Inglese resta la lingua del business.
Va ricordato che l’Inglese è la prima lingua di 375 milioni di persone ed è lingua ufficiale in 75 paesi.
A favorire tale situazione è innanzitutto la sua facilità di apprendimento (pensate a quanto difficile sia apprendere il cinese), e poi la sua utilità generalizzata, prestandosi all’utilizzo nei più disparati campi. È quasi impossibile, oggi, lavorare prescindendo dalla conoscenza di questa lingua e si prevede che in futuro la situazione non cambierà. Da notare che, a causa di questo primato, i madrelingua inglesi stando alle statistiche molto difficilmente apprendono un’altra lingua.
Gli europei sono quelli che parlano meglio l’Inglese, seguono gli asiatici.
Quali lingue straniere sono consigliate per il lavoro
Per i motivi presi precedentemente in esame, è consigliabile agli italiani l’apprendimento dell’Inglese, il cui studio è impartito a scuola dalle elementari, e del Cinese, lingua non studiata nelle scuole, cui si presta ancora poca attenzione anche per l’estrema complessità.
Segue il Tedesco, data la vicinanza della Germania e il suo essere principale partner commerciale dell’Italia.
C’è poi lo Spagnolo, che è la seconda lingua più parlata al mondo.
Un discorso particolare riguarda il Russo. Nei paesi di lingua russa, infatti, non si parla l’Inglese come avviene ad esempio in Cina. Il turismo russo è in espansione.