Sentimento inafferrabile l’amicizia. Complesso e naturale; la sua organicità può inebriare, mettere in crisi, rivelare lati occulti e far deflagrare (o accendere) passioni. La letteratura non può fare a meno dell’amicizia, e quest’ultima ha attinto dalle parole e della creatività nuove e sorprendenti versioni di sé. Epoche, autori diversi, l’amicizia come ultimo baluardo, o come abbrivio alla vita. Impossibile ignorarla, contenerla e ridurla carburante narrativo; impregna romanzi, poesie, canzoni: la sua rappresentazione più vera, forse, non sarà mai pensata e contenuta in un libro.
Stalingrado di Vasilij Grossman
Il 29 aprile 1942 Hitler e Mussolini stringono il patto più efferato: la Russia va resa inoffensiva, e per farlo occorre sferrare un colpo «immane, tremendo e definitivo». La folle determinazione dei due dittatori si riverbera nei villaggi, nelle case di gente volenterosa, strappa le reti di comunità disperse fino alla folgore della Battaglia di Stalingrado.
Vasilij Semënovic Grossman è corrispondente di guerra per il quotidiano dell’esercito “Stella Rossa”; dai campi di battaglia e dalle rovine delle città documenta l’invasione, la resistenza e gli orrori perpetrati. Da queste esperienze trae parole granitiche, di enorme peso specifico, modulandole su esistenze e corpi disarmati.
Stalingrado è devastata, l’offensiva nazista è a un punto di non ritorno e Grossman decide di ricalibrare il suo campo di osservazione: chiede a ogni singolo frammento di realtà di diventare letteratura, di testimoniare la ferocia della guerra e la confusa riluttanza di personaggi indimenticabili, custodi di un’umanità che va preservata al di là della vita e della morte.
È un’opera monumentale Stalingrado, penetrata nel flusso della contemporaneità, dove l’armonia e la pratica di valori fondativi, tra cui quello dell’amicizia, combattono la battaglia più dura e insensata.
La schiuma dei giorni di Boris Vian
Colin, ricco e stravagante, e Chick – il suo migliore amico – non assecondano la vita, la cavalcano senza curarsi dei pericoli, scientemente senza una meta. Colin ascolta Duke Ellington, e tanto gli basta, mentre Chick è ammaliato dalle opere di un fantomatico Jean-Sol Partre.
Sperimentano situazioni che s’attorcigliano, che degenerano a vuoto a perdere, finché Colin non conosce a una festa la bellissima Chloé. I due giovani, come si suole dire, bruciano le tappe: convolano a nozze dopo pochi giorni e di ritorno dalla luna di miele si apprestano a comporre melodiose pagine di complicità e passione, a meno che non ci si metta il destino a scompaginare trame e a imporre protocolli.
Romanzo d’amicizia e d’amore, manifesto dell’attitudine surrealista, La schiuma dei giorni raccoglie e disperde, simultaneamente, ogni possibile catalogazione: è riflesso della poliedricità del suo autore, grande irregolare del Novecento, ma è anche chiave d’accesso a un’ipotesi di salvezza, alla creatività e all’audacia come linee guida dell’esistenza.
Divorare il cielo di Paolo Giordano
Lo scrittore piemontese – premio Strega nel 2008 con La solitudine dei numeri primi – può vantare uno stile che ingloba tematiche contemporanee e tonalità che fanno pensare ad alcuni maestri del Novecento italiano. Divorare il cielo è un romanzo immerso nel cuore di una borghesia esausta, e nel fluire delle opportunità si avverte la fragranza di pagine moraviane, la complessità del vivere che fa da sfondo a molte delle opere di Beppe Fenoglio.
Nel libro di Giordano la tensione che vivacizza i rapporti origina da Teresa, una ragazza di città che ogni estate si reca in Puglia per trascorrere le vacanze nella masseria della nonna. Per lei si apparecchia una carriera, uno stile di vita, fino a quando, una notte, non scorge tre ragazzi in costume adamitico che si tuffano nella piscina annessa alla dimora. La prima reazione è di curiosità, comprensibilmente, mentre i successivi approcci innescano sentimenti più profondi, attigui alla ribellione, alla rielaborazione di un sé provvisorio. I tre adolescenti – Bern, Tommaso e Nicola – evocano la potenza del caos, e dalla loro istintività Teresa trae l’energia per definirsi in quanto corpo e pensiero in divenire: i quattro diverranno branco, sperimentazione reciproca di luoghi e interessi.
Trascorreranno gli anni, l’amicizia tra la ragazza di città e i giovani inquieti si compatterà e deflagrerà, attraverserà l’amore e il tradimento, la disillusione e il rispetto per le differenti inclinazioni. L’amicizia narrata da Paolo Giordano in Divorare il cielo è tutto fuorché consuetudine: avvampa, cerca nuove direzioni per non soccombere al tempo, per mantenere viva la purezza delle origini.
Parlarne tra amici di Sally Rooney
Sally Rooney distilla gocce di verità dalla consuetudine, da conversazioni che nulla hanno di sublime. Come l’amicizia si fonda su regole semplici e allo stesso tempo inderogabili, gli intrecci che danno corpo ai suoi romanzi si compongono di elementi narrativi solidi, che vanno delineandosi in quanto respiro, sguardi, sentimenti primari.
L’amicizia che deborda, circoscrive le sue fiammate, oppure che si innesta ai capricci di amore, a ciò che riteniamo incontrollabile, abbraccio del destino. In Parlarne tra amici c’è l’ardore e l’inconsistenza dei vent’anni, la ricerca di sé che spinge Frances a innamorarsi di uomo sposato, tradendo linee di condotta che riteneva assimilate e acquisite. L’intrigo amoroso percorre un piano inclinato, declivio che ingloba rapporti irrisolti (quella tra Frances e Bobbi, la sua ex amante) e l’impossibilità di mostrare agli altri la propria essenza.
Critici e lettori – fin da Parlarne tra amici – hanno decretato il successo editoriale di Sally Rooney, attribuendole la capacità di ritrarre brillantemente le relazioni interpersonali, in particolare quelle tra i millennials. È un osservatorio sulle nuove generazioni la sua opera, impreziosita da uno stile di scrittura al tempo stesso sobrio e calibratissimo.
Trilogia dell’amicizia di Luis Sepulveda
Raccontare fiabe è già di per sé una scelta amichevole. E le fiabe più belle risplendono nel racconto orale, lievitano nella condivisione. Sono peculiarità che si ritrovano, in maniera indiscutibile, nei libri dello scrittore cileno, porzioni di immaginario che si accordano al tono di voce, al trasporto emotivo.
La Trilogia dell’amicizia (che comprende Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico e Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza) celebra le diversità, narra passo dopo passo la ricchezza insita in ogni incontro, anche quelli all’apparenza più problematici e impensabili.
Il gattone nero Zorba, la cui integrità surclassa l’istinto da predatore; un gatto, un ragazzo e un topo che vivono sulla propria pelle la gratuità di un’amicizia; la lumaca Ribelle che sceglie l’avventura e comprende come sia gratificante viverla insieme a un’amica: nelle vicende che si dipanano nella Trilogia la nascita e la cura di un rapporto sono ingredienti narrativi assemblati con grande sensibilità. Non si tratta di merce venduta a prezzi stracciati; ogni singolo gesto nei confronti dell’altro afferisce a una consonanza universale, e la precisione con cui Sepulveda sceglie parole e ambientazioni è alla base di questa significatività spirituale.
La fratellanza si gioca su terreni non sempre agevoli, misurandosi con questioni rilevanti per il pianeta e gli esseri viventi che lo abitano; in questo modo il grande narratore, umanizzando gatti, topi, lumache, gabbiani e tartarughe, ci parla, ad esempio, di tutela dell’ambiente e di diritto all’autodeterminazione.
Il bacio della donna ragno di Manuel Puig
L’amicizia che svela aspetti del proprio carattere sopiti, o insabbiati. Non si parla di ricami dell’anima, di miele e spolverate di zucchero. Amicizia in quanto copione da riscrivere volta per volta, sanando ferite e accettando le altrui debolezze.
Immaginiamo la cella di un carcere di Buenos Aires, negli anni Settanta, e due detenuti che almeno in teoria non hanno niente in comune: la storia raccontata dall’argentino Manuel Puig costringe il lettore ad amplificare il suo sistema percettivo, perché Il bacio della donna ragno staziona e pulsa a un livello addominale, e non servono interpretazioni e analisi in ambiente sterile.
Valentin è un leader politico dissidente, mentre Luis Molina è un omosessuale accusato di aver sedotto un ragazzino. Vicende e traiettorie umane divergenti, con uno snodo obbligato: entrambi scontano la loro non conformità al sistema, in un paese governato da una feroce dittatura militare. Compagni di cella che evadono metaforicamente rievocando sequenze di vecchi film e intessendo un dialogo in cui filosofia, politica e sentimenti lievitano rigogliosi e in piena libertà.
Romanzo epocale, Il bacio della donna ragno, “fondamentale” per un fuoriclasse della letteratura come David Foster Wallace, opera che una decina di anni dopo la sua pubblicazione ha ispirato un film con protagonisti Raul Julia e un intensissimo William Hurt.