Ken Follett è uno scrittore di successo; innumerevoli volte i suoi libri hanno raggiunto il primo posto nelle classifiche dei best sellers: i dati – inconfutabili – parlano di oltre 160 milioni di copie vendute nel mondo.
Difficile comprendere le ragioni di un simile impatto nel mercato editoriale, così duraturo nel tempo, se non si considera la capacità dello scrittore gallese di innestare entro schemi narrativi consolidati tematiche e scenari in divenire, particolarmente attrattivi per il grande pubblico.
Mantenere accesa la curiosità del lettore, fornendo interpretazioni del passato, e ipotizzando possibili connessioni con il mondo presente. In Follett c’è il gusto della ricostruzione e della rielaborazione, a partire da una base di studi adeguata, da un perfetto controllo del materiale storico e delle tensioni che concernono un’epoca, un particolare ambito sociale.
Altra ricetta fondamentale è la varietà: spesso Follett ha navigato fra generi e sottogeneri, restando comunque fedele a se stesso e alle aspettative dei suoi estimatori.
L’intreccio spionistico, il thriller, il romanzo storico e l’attualità infarcita di complotti planetari, e poi le sfumature che contribuiscono a creare “l’atmosfera Follett”, dimensione in cui realtà e verosimiglianza marciano di pari passo, a volte producendo veri e propri effetti profetici.
Scivolosa la catalogazione fra letteratura alta e di consumo; idealmente il lettore, interessato alla scorrevolezza, alla congruità dello stile e delle ambientazioni, sollecita lo scrittore a un ulteriore passo in avanti, a sfoderare conoscenze e talenti che vanno dalla credibilità al lampo inventivo.
Il successo è figlio di questo livello superiore di ideazione, non disgiunto dal background portato in dote dall’autore, linfa che scorre sotto traccia in un percorso complessivo, a volte anche solo in una frase o in un capitolo cruciale.
Ken Follett parla di sé e fa parlare di sé, non soltanto attraverso i suoi celebrati romanzi. Sono ben noti i suoi trascorsi di attivista e soprattutto le sue simpatie per il partito laburista inglese, espresse fin dagli anni ’70, adesione in qualche modo sancita dall’incontro e dal matrimonio con Barbara Hubbard, ministro della cultura nel governo Brown dal 2007 al 2010.
Anche le tematiche religiose hanno permeato il percorso di crescita dello scrittore britannico: dapprima esprimendosi nel rifiuto delle consuetudini legate
al suo ambiente di origine, la congregazione protestante dei Plymouth Brethen di Cardiff, estremamente chiusa e opprimente, e in seguito specificandosi in un graduale riavvicinamento agli aspetti spirituali dell’esistenza.
Nel memoir “Bad Faith”, pubblicato nel 2016 in Inghilterra e in Italia l’anno successivo, con il titolo di “Cattiva fede” (Edizioni Dehoniane Bologna, trad. Alessandro Zaccuri), Ken Follett traccia le coordinate di una riflessione approfondita, corroborata da incontri decisivi e dalle percezioni misteriose suscitate dalla letteratura. In tal senso il lavoro preparatorio alla stesura del best seller “I pilastri della Terra” (in cui le vicende dei protagonisti si intrecciano alla costruzione di una cattedrale) gli fornì l’occasione per aprirsi a una più intima consapevolezza. <<L’architettura, la musica, le parole della Bibbia di re Giacomo, e il senso di condividere qualcosa con chi mi sta accanto: tutto questo conta. Quel che ne deriva, per me, è un sentimento di pace spirituale. Andare in Chiesa consola la mia anima. E, come alla fine sono riuscito a comprendere, questo è esattamente ciò che si suppone debba fare. Quanto tempo ci occorre, spesso, per capire le verità più semplici.>>
Dopo la laurea in filosofia, Follett intraprese la carriera giornalistica, prima a Cardiff poi a Londra nell’Evening News, il telegiornale della sera. In seguito entrò nel mondo dell’industria libraria, come vice-direttore di una casa editrice londinese, e iniziò a scrivere per passione, nei ritagli di tempo sottratti al lavoro.
Il suo primo libro uscì nel 1974, ma è solo con “La cruna dell’ago” (1978) che ottenne i primi riconoscimenti, sia di vendite (entra nella lista dei 101 best sellers più venduti di tutti i tempi), sia da parte della critica, vincendo il prestigioso Edgar Award. Anche l’industria cinematografica intercettò da subito le potenzialità del romanzo, una spystory ambientata durante la seconda guerra mondiale, traendone un film omonimo con protagonisti Donald Sutherland e Kate Nelligan.
Durerà un decennio la fascinazione di Follett per le classiche storie di spionaggio; è difatti datata 1989 la pubblicazione de “I pilastri della terra”, a tutt’oggi il suo libro più venduto (27 milioni di copie), primo di una serie che esplora le potenzialità del romanzo storico. Legati a “I pilastri della terra” sono il suo sequel, “Mondo senza fine” (2007), e il prequel intitolato “Fu sera e fu mattina”, dato alle stampe nel 2020. Un quarto romanzo (“La colonna di fuoco”) si lega ai precedenti, dando vita alla saga di Kingsbridge, architettura letteraria della Gran Bretagna medioevale.
La narrativa, le scelte di un autore, si fortificano attraverso un processo di complementarietà, dove gli scenari e gli accadimenti si avvicendano dentro un calibratissimo flusso bibliografico. Quindi i generi, le interconnessioni che li caratterizzano, si pongono come confini provvisori, vasi comunicanti che mostrano plasticamente l’evoluzione di un autore, l’urgenza di una riflessione durevole.
Follett tornerà più volte a riabbracciare tendenze, a ibridarle, muovendo i suoi pezzi sullo scacchiere della Storia: un notevole affresco del XX secolo è incorniciato nella sua “Century Trilogy”, che dall’incoronazione di re Giorgio V all’elezione del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti mette in primo piano le umanissime vicende di cinque famiglie dislocate in vari angoli del mondo. Compongono la poderosa trilogia “La caduta dei giganti” (2010), “L’inverno del mondo” (2012) e “I giorni dell’eternità” (2014).
Si è già detto della versione cinematografica del romanzo “La cruna dell’ago”, diretta da Richard Marquand e con protagonista Donald Sutherland; una sorta di “opera prima” in quanto il grande e in particolare il piccolo schermo – nel corso degli anni – hanno saputo far proprie le trame e le atmosfere dello scrittore gallese, dando vita a una concertazione parallela fra romanzi e sceneggiature.
Alle vicende della spia tedesca Ago, crudele sicario durante la seconda guerra mondiale, hanno fatto seguito numerosi adattamenti: “Il codice Rebecca”, mini serie TV del 1985; “Sulle ali delle aquile”, del 1986, mini serie televisiva americana (nel cast Burt Lancaster); “Aquila rossa” del 1994 (due puntate per la TV tratte da “Un letto di leoni”); “Il terzo gemello”, thriller sci-fi di produzione canadese di metà degli anni 90; “Nel bianco” (2009), mini serie diretta da Peter Keglevic con protagonista Isabella Ferrari; “I pilastri della terra”, serie di 8 puntate prodotta da Ridley Scott e andata in onda nel 2010 (con un cameo dello stesso Ken Follett); “Mondo senza fine”, sequel de “I pilastri della terra”, anch’esso prodotto da Scott e trasmesso nel 2010.