Il campo della neuropsicologia contempla, tra le altre cose, una serie di disturbi che riguardano il linguaggio. Ci sono patologie che intaccano la capacità di comunicare, e andando più nello specifico ce ne sono di alcune che incidono sulle capacità di lettura e di scrittura.
Qui intendiamo elencare i più noti fra questi disturbi: dislessia, alessia, afasia, agrafia, disgrafia, acalculia. Prima, però, di andare nel particolare, è necessario soffermarci sulla neuropsicologia definendola in modo semplice per introdurre al tema che trattiamo.
Che cos’è la neuropsicologia
La neuropsicologia è una disciplina il cui obiettivo è quello di studiare i rapporti che ci sono tra il cervello e le funzioni cognitive. Si tratta di giungere a modelli interpretativi circa il funzionamento del cervello. Per arrivare a questi modelli si ricorre a metodi clinici e strumentali e alle tecnologie.
Specificamente, essa si occupa delle alterazioni delle funzioni cognitive. Queste possono essere causate da lesioni o disfunzioni del sistema nervoso centrale, siano esse congenite – cioè presenti dalla nascita –, acquisite oppure determinate geneticamente.
C’è la branca della neuropsicologia dello sviluppo che mira a capire lo sviluppo del comportamento rapportato allo sviluppo cerebrale.
C’è poi la neuropsicologia clinica che mira ad applicare la neuropsicologia per la cura dei pazienti con deficit cognitivi.
Dislessia
La dislessia è il disturbo più diffuso tra quelli riguardanti la capacità di lettura. Parliamo di una percentuale che va dal 5 al 17% della popolazione scolastica. Tale disturbo consiste nella difficoltà di leggere e in quella di capire il labiale. Le persone che ne sono affette sono generalmente di intelligenza normale. Le difficoltà possono essere varie e cioè riguardare le seguenti abilità:
– pronuncia delle parole in generale;
– pronuncia delle parole nella lettura a alta voce;
– lettura veloce;
– scrittura a mano;
– comprensione di ciò che si legge.
Le cause probabili riguardano fattori genetici e ambientali, tuttavia l’eziologia resta sconosciuta. Ne possono essere affette persone con disturbo di deficit di attenzione o iperattività, o, in età adulta, persone colpite da lesioni cerebrali traumatiche, ictus o demenza.
La diagnosi viene effettuata attraverso test di memoria, di ortografia e di capacità di lettura. Non può essere curata, ma i suoi effetti possono essere limitati.
Alessia
L’alessia è un disturbo per il quale non si hanno le competenze cognitive per poter leggere parole o frasi. Questo disturbo può essere congenito o manifestarsi successivamente.
L’“alessia pura” consiste nell’incapacità di leggere senza intaccare le altre capacità linguistiche. Il paziente può scrivere (ma non può leggersi), parlare e capire.
Afasia
L’afasia è un disturbo del linguaggio. Consiste nell’impossibilità di produrre, capire, ripetere e strutturare il linguaggio. I pazienti hanno difficoltà a parlare, a capire i messaggi verbali e a scrivere. Le cause sono lesioni cerebrali.
“Per definizione, i pazienti afasici presentano un grado variabile di deficit della comprensione di messaggi verbali; nei casi più eclatanti, il paziente non è in grado di comprendere neanche singole parole concrete, mentre nei casi più lievi il deficit di comprensione si manifesta nell’incapacità a eseguire ordini semplici o più complessi. Per quanto grave, il deficit di espressione e comprensione riguarda la sfera linguistica e non implica un’incapacità a formulare i pensieri, o un’alterata interazione con l’ambiente. Solo i pazienti più gravi appaiono quasi chiusi in se stessi (“afasici isolati”), mentre di regola i pazienti traggono dal contesto gli elementi che possono aiutarli a sopperire al deficit della comprensione verbale.”
(Dario Grossi, Luigi Trojano, Elementi di neuropsicologia clinica, 2002, Carocci, 2008, p. 30.)
L’afasia si manifesta spesso con un’alterazione del linguaggio spontaneo. Le difficoltà riguardano il livello semantico e quindi la scelta delle parole per i concetti da esprimere, e il livello sintattico-grammaticale.
Possiamo distinguere tra “afasici fluenti” e “afasici non fluenti”.
Gli “afasici fluenti” parlano con sequenze lunghe di parole che sono incomprensibili per problemi di struttura sintattica e di scelta di parole.
Gli “afasici non fluenti” parlano in modo lento e difficoltoso, semplificano la sintassi e la scelta delle parole, commettono errori o omettono alcune parti del discorso (articoli, pronomi, congiunzioni, ecc.).
Gli errori più comuni dei pazienti afasici sono i seguenti:
– anomie: non produce risposte verbali;
– circonlocuzione: uso di perifrasi;
– parafasia semantica: risposta legata dal punto di vista semantico allo stimolo;
– parafasia fonemica: altera la sequenza dei fonemi;
– parafasia fonetica: distorce l’articolazione dei fonemi;
– neologismo: usa una parola senza senso.
Diversi tipi di afasie
Sono diagnosticabili quattro diversi tipi di afasie:
– afasia globale: consiste in un deficit che riguarda tutte le capacità linguistiche: l’eloquio è frammentario e il paziente ricorre a formule stereotipate che non forniscono informazioni; riduzione della capacità di denominare gli oggetti; la comprensione verbale è scarsa o assente; la scrittura è compromessa;
– afasia di Broca (o afasia motoria): i pazienti usano parole isolate o frasi brevi, l’eloquio è lento e non fluente, l’intonazione è monotona e frammentaria (disprosodia);
– afasia di Wernicke (o afasia sensoriale): eloquio fluente e prosodico con errori fonemici, lessicali e sintattici;
– afasia di conduzione: il paziente ha un deficit di ripetizione più marcato.
L’afasia in linguistica. Jakobson: “Il farsi e il disfarsi del linguaggio. Linguaggio infantile e afasia”
Il linguista russo naturalizzato statunitense Roman Jakobson (1896-1982) si è occupato a lungo dell’afasia, in particolare collegata all’acquisizione del linguaggio durante l’infanzia. L’opera principale in cui approfondisce la tematica è Il farsi e il disfarsi del linguaggio. Linguaggio infantile e afasia (1971), disponibile in una nuova edizione Einaudi ampliata del 2006 dal titolo Linguaggio infantile e afasia. Il punto di partenza è che la linguistica è uno strumento fondamentale per studiare il linguaggio partendo dal funzionamento del cervello. È noto che lo studioso ha posto le basi della neurolinguistica.
I bambini possiedono una lingua segreta, individuale, i cui suoni sono solo quelli che riescono a pronunciare. Dopo i due anni sono in grado di usare gli strumenti linguistici della lingua.
Negli afasici il sistema fonico è gravemente intaccato.
Jakobson dunque collega l’afasia ai problemi fonologici e così ne distingue due tipi:
– afasia interna: i pazienti, nonostante i problemi fonetici, possono comunicare;
– afasia esterna: i problemi fonetici, in questo caso, impediscono al paziente di comunicare in un determinato contesto.
Jakobson: “Due aspetti del linguaggio e due tipi di afasie”
Jakobson aveva già scritto di linguaggio e afasie in un saggio del 1956 tradotto con il titolo Due aspetti del linguaggio e due tipi di afasie. È reperibile in Saggi di linguistica generale, la cui ultima edizione è edita da Feltrinelli nel 2008.
Qui il linguista opera una distinzione in base alle carenze nella produzione del linguaggio in relazione al contesto:
– deficienza nella selezione: il paziente non ha problemi a dialogare all’interno di un contesto, cioè di completare discorsi altrui; ha problemi, al contrario, ad avviare lui stesso una conversazione, a costruire lui stesso un contesto di scambi verbali;
– disturbo della contiguità: il paziente ha enormi difficoltà a produrre frasi, è affetto da agrammatismo, cioè è incapace di esporre frasi rispettando le norme sintattiche e grammaticali.
Jakobson afferma che si sono tanti tipi di afasie, ma tutti ascrivibili a questi due gruppi.
Agrafia
L’agrafia è un disturbo concernente la scrittura. Si verificano limiti o impossibilità nella comunicazione tramite la scrittura.
Possiamo distinguere sei tipi di agrafia:
– agrafia afasica: disturbo legato a lesioni delle aree del linguaggio fronto-parieto-temporali sinistre;
– agrafia visuo-spaziale: è legata a un deficit dell’esplorazione visiva per lesioni parieto-temporali destre;
– agrafia motoria: è associata a disturbi dell’esecuzione dei movimenti;
– agrafia associata ad alessia: dovuta a lesioni parietali sinistre;
– agrafia pura: non è accostata a altri deficit cognitivi, dovuta a lesioni frontali o parietali sinistre;
– agrafia aprassica: forma di agrafia pura per cui il paziente è incapace di scrivere lettere alfabetiche.
Gli errori di scrittura comuni sono i seguenti:
– morfologici e derivazionali;
– semantici;
– sostituzione di parole-funtore;
– regolarizzazioni;
– lessicalizzazioni;
– grafemici, e cioè omissione, inversione, delezione o sostituzione di grafemi;
– di formazione delle lettere, e cioè errori grafici, riguardanti la scrittura dei simboli;
– allografici, e cioè confusione di versioni diverse dello stesso grafema (maiuscola-minuscola; corsivo-stampatello).
Disgrafia
La disgrafia è un disturbo della scrittura che riguarda la produzione di segni alfabetici e numerici.
Possiamo distinguere quattro tipi di disgrafia:
– disgrafia fonologica: il paziente compie errori morfologici e derivazionali, da sostituzione di funtori grammaticali e da lessicalizzazione nella scrittura di non parole;
– disgrafia profonda: il paziente compie errori semantici;
– disgrafia lessicale o superficiale: il paziente compie errori di regolarizzazione;
– disgrafia da deficit del buffer grafemico: il paziente compie numerosi errori grafemici.
Acalculia
L’acalculia è un disturbo che riguarda la capacità di elaborare i numeri e di effettuare calcoli.
Possiamo distinguere tre forme di acalculia:
– acalculia legata a disturbi di lettura e scrittura dei numeri, cioè di alessia e di agrafia per i numeri;
– acalculia spaziale: i pazienti non riescono a allineare le cifre per effettuare le operazioni aritmetiche;
– anaritmetria: i pazienti non riescono a effettuare i calcoli correttamente.