Giornalismo: cenni di storia e breve glossario

Giornalismo: cenni di storia e breve glossario sulla professione

960 635 BW Traduzioni

Giornalismo: cenni di storia e breve glossarioGiornalismo: la storia e il linguaggio

Oggi, soprattutto per l’uso quotidiano che tutti o quasi facciamo di internet, con una frequenza senza uguali nella storia finiamo per “sbattere” sulle notizie. I giornali, lo sappiamo, non sono più solo i cartacei che si acquistavano in strada o ancora oggi presso le edicole (e in alcuni spazi degli ipermercati) o i notiziari radio e televisivi, ma sono anche luoghi del web (siti internet, blog, portali, ecc.) che più spesso incrociamo quando ci colleghiamo in rete. Viviamo tempi in cui sembra quasi impossibile isolarsi dalle notizie – esse ci invadono, le subiamo quasi – e in più ci troviamo al cospetto di un nuovo problema, cioè la difficoltà di distinguere tra notizie vere e notizie false (ma questo è un altro discorso che non affronteremo in questa sede).

Qui proviamo a introdurre il lettore al mondo del giornalismo – con particolare attenzione a quello in rivista cartacea e online – ricorrendo anche alla definizione di alcuni termini chiave del settore.

Giornalismo: una definizione

Giornalismo: cenni di storia e breve glossarioNell’introduzione del libro di Alberto Papuzzi (rivisto in collaborazione con Annalisa Magone) Professione giornalista. Tecniche e regole di un mestiere (Donzelli, 2003), troviamo una articolata definizione di giornalismo:

Ecco il giornalismo: fatti registrati per diventare notizie da valutare, inquadrare, ordinare secondo una gerarchia di «notiziabilità» (ovvero la capacità di un avvenimento di valere come notizia) e comunicare attraverso modelli convenzionali, aggiornati sulla base delle possibilità tecnologiche. […] Nella sua essenza il giornalismo è precisamente dare conto di ciò che accade, attraverso la registrazione di eventi che incidono sulle nostre esistenze o nella percezione che ne abbiamo; ma anche attraverso l’eliminazione di quanto, un dato giorno, conta meno, o non conta affatto, o non conta come contava in passato”.

Come si può dedurre, innanzitutto si tratta di stabilire cosa può essere considerato notizia, e quindi di fare una scelta su ciò che va raccontato/diffuso. Inoltre c’è un accenno al contesto storico in cui si fa giornalismo: i supporti usati per diffondere le notizie cambiano a seconda delle epoche, da ormai diversi anni si è passati dal cartaceo al web, senza ancora escludere il primo (ma sempre di più sono i cartacei che chiudono le pubblicazioni passare su una piattaforma web o addirittura sparire).

Quando nasce il giornalismo?

In principio, possiamo dire operando una forzatura, erano i canards. La parola canard significa “anatra” e, per traslato, falsa notizia, pettegolezzo. Si tratta di fogli che circolavano dal Quattrocento e che riportavano notizie di guerra o di carattere locale spesso sensazionalistiche e inverosimili, accompagnate da illustrazioni.

giornalismoIl giornalismo in senso moderno comincia a svilupparsi dal Seicento. Fondamentale è il legame con la stampa, tecnica inventata nel Quattrocento dall’orafo e tipografo tedesco Johannes Gutenberg. Negli albori il giornalismo privilegiava informazioni di carattere letterario e bibliografico; col tempo iniziò a contemplare la diffusione di notizie di carattere diverso, dalla cultura alla politica e alla cronaca. Nell’Ottocento il giornalismo cominciò a godere di grande fortuna commerciale ed era più vicino all’idea che ne abbiamo oggi: larga diffusione avevano quotidiani, settimanali, periodici.

Che cos’è la notizia

La notizia è tutto quanto avviene e interessa in qualche modo l’uomo. In questo tutto, il giornalista seleziona in base a una serie di criteri tra i quali il più ovvio concerne le tematiche di cui si occupa il giornale in cui si scrive. Come leggiamo ancora nel libro di Papuzzi, “ciò che fa di un avvenimento una notizia è […] la relazione con un pubblico, e chi stabilisce questa relazione, nel senso di coglierne la necessità e l’importanza, sono i giornalisti”.

Vediamo quindi che il passaggio da un fatto alla notizia coinvolge più elementi: da un lato il giornalista che è colui che sceglie di cosa scrivere e come scriverlo, dall’altro è il pubblico che è il destinatario delle notizie. Un terzo elemento da considerare è l’editore, che in quanto proprietario del giornale impone ai giornalisti che lavorano per lui una linea editoriale da seguire, cioè un’idea e dei limiti su cosa e come si deve scrivere, su quali notizie privilegiare e su come proporle.

Come scrivere una notizia: la regola delle cinque W

Scrivere una notizia è affare tutt’altro che banale: il come, inevitabilmente, ne influenza la ricezione da parte del lettore. La scrittura di un testo giornalistico non contempla la massima libertà, in quanto il fine principale è quello di comunicare un fatto e tale comunicazione, per avere successo, deve scontrarsi con una serie di limiti. Al giornalista non sono concessi voli pindarici o vagheggiamenti, non è concesso perdere il focus sul fatto in questione, al contrario è consigliabile che egli sia preciso e diretto.

Giornalismo: cenni di storia e breve glossarioIl giornalismo britannico, proprio per ovviare qualsiasi problema a riguardo, è giunto a uno schema preciso per quanto semplice e immediato (così semplice e immediato che ancora oggi resta un punto di riferimento utile soprattutto per giornalisti alle prime armi). Stiamo parlando della regola delle cinque W, uno schema che consiste in cinque domande cui attenersi mentre si scrive, domande le cui risposte, ovviamente sviluppate secondo lo stile del giornalismo che non è un’intervista, sintetizzano ciò che è doveroso scrivere affinché una notizia sia chiara e quanto più completa possibile per il lettore:

1 – Who? (chi?);
2 – Where? (dove?);
3 – When? (quando?);
4 – What? (che cosa? come?);
5 – Why? (perché?).

Naturalmente tale schema non va preso in maniera rigida, bensì indicativa. Il giornalista, inoltre, sa imporre alla scrittura anche un taglio personale.

Cosa sono le agenzie di stampa

Le agenzie di stampa sono organizzazioni che trovano, selezionano e distribuiscono le notizie ai giornali. Sono dunque la principale fonte di informazioni per i media ma, al contempo, possono fornire notizie in via autonoma.

Le notizie di agenzia sono formulate secondo due modelli:

flash: notizia di una o due righe che comunica il fatto in maniera secca;
take: notizia breve, di massimo venticinque righe, scritta secondo la regola delle cinque W.

Le agenzie nascono in Europa nella seconda metà dell’Ottocento.

In Italia la prima agenzia di stampa fu la Stefani, fondata per volere di Cavour e chiusa alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Al suo posto nacque l’agenzia ancora oggi esistente: l’ANSA (Agenzia Nazionale Stampa Associata).

L’ANSA oggi svolge una triplice funzione: testata giornalistica, archivio elettronico e banca dati.

Quali sono i ruoli in una testata giornalistica

Editore: proprietà dell’azienda che pubblica la testata oppure l’azionista di maggioranza.
Direttore responsabile: il giornalista che è responsabile della testata, che la dirige.
Redattore capo: il capo di tutta la redazione, primo tra i caporedattori.
Caporedattore: dal punto di vista gerarchico al di sotto del direttore, è il coordinatore della redazione.
Caposervizio: colui che si occupa di un settore specifico della redazione.
Redattore: giornalista assunto nella testata dopo il praticantato.
Corrispondente: il giornalista che invia notizie e servizi alla testata da città e stati diversi.
Cronista: il giornalista che si occupa di cronaca.
Opinionista: collaboratore che scrive gli editoriali o gestisce rubriche di commento.
Free-lance: giornalista indipendente che scrive e vende notizie alle testate.
Correttore di bozze: specialista addetto a correggere il testo intervenendo su refusi, pesci e su altri errori commessi dall’autore del testo da pubblicare.
Art director: responsabile della grafica di una testata (impaginazione e scelta delle fotografie).
Grafico: colui che si occupa dell’impaginazione su indicazione dei redattori.
Fotoreporter: il giornalista che fornisce fotografie per testate e agenzie di stampa.

Il linguaggio giornalistico in un glossario minimo

Apertura della pagina: nel giornale cartaceo, titolo e testo che “aprono” la pagina, in alto a sinistra. Di norma dovrebbe trattarsi della notizia più importante in assoluto.
Archivio: settore in cui vengono raccolti articoli pubblicati, documentazioni usate per gli stessi e tutto quanto può servire, a livello di materiali, anche in futuro.
Articolo di fondo: pubblicato in prima pagina, è un articolo in cui il firmatario esprime la sua opinione.
Civetta: richiamo in prima pagina su un articolo considerato importante che spesso è pubblicato in pagina intera.
Coccodrillo: biografia di un personaggio importante vivente, aggiornata e pubblicata in caso di morte.
Editoriale: testo non firmato in cui si esprime l’opinione del giornale su un argomento importante.
Elzeviro: articolo di terza pagina di carattere letterario, può essere una nota di costume o una divagazione dello scrittore.
Inchiesta: investigazione approfondita, da uno o più redattori, su un dato argomento.
Menabò: prova dello stampato, bozza di una pagina.
Occhiello: segue il titolo e ed è un testo che introduce l’articolo, di due righe o più.
Pesce: righe saltate per errore nella composizione del testo, di esse si occupa il correttore di bozze.
Pezzo: viene così definito, in gergo tecnico, ogni testo che compone il giornale.
Recensione: testo, scritto da un critico, dedicato a un libro, a uno spettacolo o a un evento culturale di attualità.
Reportage: simile all’inchiesta, è un testo in cui un giornalista, spesso “inviato”, fa un resoconto (rapporto) su un problema o avvenimento. A differenza dell’inchiesta può non essere approfondito, non è un’investigazione.
Resa: l’insieme di copie non vendute.
Rimpasto: pubblicazione di un testo già pubblicato con l’aggiunta e/o sottrazione di particolari.
Rubrica: testi su un particolare argomento affidati a un collaboratore specializzato.
Tappabuchi: notizia breve pubblicata per coprire lo spazio dell’impaginazione lasciato libero da un testo.
Terza pagina: pagina tradizionalmente dedicata alla letteratura.
Vignetta: per lo più umoristica, è un disegno di costume in linea con le posizioni del giornale.