Molto spesso, quando ascoltiamo un servizio giornalistico o un’intervista, ci appare l’indicazione con il nome del “traduttore”, cioè della persona che sta simultaneamente traducendo quanto detto. Tuttavia non è il termine esatto dato che in questi casi stiamo osservando il lavoro di un interprete. Frequentemente capita che i due servizi e relative figure professionali vengano confusi tra di loro. Vediamo allora come capirne e coglierne le profonde differenze.
Come distinguere traduttore e interprete
Se è vero che i due termini nascono da una radice comune, che è quella dello studio delle lingue straniere, è necessario comunque distinguere le due professionalità perché svolgono mansioni diverse e separate. Un interprete traduce istantaneamente da una lingua a un’altra, è perfetto quando si deve comprendere velocemente quanto viene detto per poter rispondere in maniera immediata ad eventuali quesiti. Ma se si dovesse tradurre un libro di Molière o di Shakespeare, sarebbe sufficiente l’intervento di un interprete? La domanda rende subito evidente quale sia la differenza tra interprete e traduttore.
Il lavoro del traduttore non consiste in una semplice traduzione simultanea. Un traduttore esegue la versione di un testo da una lingua in un’altra, e questo significa anche uno studio approfondito del testo stesso, che comprenda tono, stile, significato.
La traduzione richiede una conoscenza molto approfondita dell’argomento che si tratta, per poterne cogliere al meglio tutte le sfumature. Questo richiede una buona dose di conoscenza della cultura di un paese, oltre che della sua lingua madre, per non rischiare di deviare quello che era il messaggio originale del testo.
Per un traduttore è importante la qualità, non la velocità
Se per un interprete è fondamentale la velocità, il riuscire a trasformare un’informazione da una lingua ad un’altra in maniera immediata, per un traduttore il lavoro potrebbe essere molto più lungo. Per questo motivo, molto spesso i traduttori si specializzano in un campo ben particolare. Una traduzione commerciale è molto differente dalla traduzione di un romanzo. Ma anche rimanendo nel campo delle traduzioni librarie, all’interno dello stesso spazio linguistico diventa anche importante capire lo stile di un’epoca, la storia, gli usi e i costumi che hanno dato luce ad alcuni scritti. La traduzione richiede un lungo studio del testo originale, non è un’opera simultanea.
L’interprete traduce al momento, il traduttore a fine studio
Mentre per obblighi di tempo, l’interprete deve tradurre frase per frase mentre queste vengono pronunciate, il traduttore non ha questo obbligo. Molto spesso la traduzione ha inizio solo al termine dello studio dell’intero testo e potrebbe anche non essere perfettamente letterale. Il traduttore sicuramente studierà anche le sfumature di senso dello scritto, le eventuali frasi idiomatiche o ironiche, le espressioni derivanti dal linguaggio di tutti i giorni, magari anche dialettali, ed eventualmente anche tecnicismi legati a linguaggi professionali specialistici. A questo punto dovrà rendere le stesse espressioni nella diversa lingua senza che il messaggio originale venga perso ma anche adattandole a una cultura che può in alcuni casi essere molto diversa.
Competenze e difficoltà differenti
Non è e non sarebbe giusto fare una classifica di difficoltà per queste due professioni, perché si sta parlando di due figure professionali completamente differenti. Il traduttore svolge il proprio lavoro fondamentalmente in maniera scritta, mentre l’interprete si concentra più su un lavoro di mediazione linguistica che si svolge maggiormente in forma orale. L’importante è comprendere che un ottimo traduttore molto difficilmente sarà anche un ottimo interprete e che affidare un lavoro di pura traduzione ad un interprete non è la scelta migliore.