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Dieci classici di fantascienza da non perdere (parte 2)

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Riprendiamo la breve lista di classici della fantascienza, dopo aver già trattato i seguenti romanzi: L’ultimo uomo di Mary Shelley, Viaggio al centro della terra di Jules Verne, La guerra dei mondi di H.G. Wells e Il mondo nuovo di Aldous Huxley.

 

1984 di George Orwell

1984 è un classico sempre vivo, ancora oggi lettura molto diffusa soprattutto tra i giovani, opera di uno scrittore, l’inglese George Orwell (1903-1950), che ha declinato il suo impegno politico nella narrativa oltre che nell’attività giornalistica.

Tra le sue opere, infatti, va ricordato almeno il romanzo satirico La fattoria degli animali (1945): la carica sovversiva dell’autore ha trovato qui sfogo attraverso una descrizione favolosa e sopra le righe – gli animali si ribellano alla schiavitù imposta dall’uomo – della Rivoluzione russa.

 

 

1984 (1948) è forse la più famosa delle distopie. Orwell immagina una società governata da un partito unico con a capo il Grande Fratello, entità sconosciuta che controlla tutto e tutti.

Pensiero unico imposto ai cittadini è il Bispensiero, ossia la credenza in una verità e nel suo opposto a seconda delle contingenze. Protagonista è l’impiegato Winston Smith, che presto si ribella al regime.

 

Io, robot di Isaac Asimov

Isaac Asimov (1920-1992) è uno scrittore ebreo nato in Unione Sovietica e emigrato prestissimo negli Stati Uniti, dove ha acquisito la cittadinanza americana.

Laureato in chimica, si impone come scrittore di fantascienza di successo dagli anni Cinquanta con i cicli narrativi dei robot, della Fondazione e dell’Impero.

Appartiene al ciclo dei robot Io, Robot (1950), una raccolta di nove racconti il cui tema principale è il rapporto tra uomo, robot e morale. Celebre la teorizzazione delle “Tre leggi della robotica” fondate sull’obbedienza, da parte dei robot, all’uomo e sul divieto di minacciare in alcun modo la vita umana.

 

Fahrenheit 451 di Ray Bradbury

Lo scrittore statunitense Raymond Douglas Bradbury (1920-2012) ha ottenuto il primo grande successo con la raccolta di racconti Cronache Marziane (1950) incentrata sull’esplorazione del pianeta Marte da parte dell’uomo.

Appena tre anni dopo, a conferma del periodo d’oro dello scrittore, viene pubblicato Fahrenheit 451 (1953), romanzo derivato dal racconto Gli anni del rogo pubblicato nel 1951 nella rivista «Galaxy Science Fiction».

La storia è ambientata in America nel 1960. Il protagonista è Guy Montag, un pompiere della “milizia del fuoco” il cui compito è bruciare i libri nascosti nelle case perché la lettura è proibita. A un certo punto Montag inizia a salvare libri e a leggerli.

Questa distopia probabilmente affronta in maniera critica il periodo del maccartismo e inoltre rappresenta la paura per la bomba atomica tipica di quegli anni di guerra fredda.

 

Solaris di Stanisław Lem

Stanisław Lem (1921-2006) è uno scrittore polacco, tra i più letti europei al mondo. Prima di dedicarsi alla scrittura, ha studiato medicina, scienze biologiche e cibernetica.

Solaris (1961) è un’opera di fantascienza filosofica di eccezionale qualità letteraria nell’ambito di un genere che non ha mai prestato particolare attenzione a questioni di stile.

Il protagonista, lo psicologo Kris Kelvin, raggiunge il pianeta Solaris, la cui superficie è un oceano gelatinoso da cui emergono enormi e strane forme. I colleghi presenti nella stazione spaziale sembrano nascondere qualcosa, finché Kelvin ritrova la giovane moglie Harey, suicidatasi anni prima. Cosciente della falsità della presenza, Kelvin dapprima la scaccia, poi però si lega sentimentalmente a essa, e così affronta i sensi di colpa della tragedia mai sopita.

L’opera di Lem ha avuto due importanti trasposizioni cinematografiche, entrambe però non apprezzate dallo scrittore: quella del regista russo Andrej Arsen’evič Tarkovskij del 1972, e quella del 2002 del regista statunitense Steven Soderbergh.

 

Il pianeta delle scimmie di Pierre Boulle

Lo scrittore francese Pierre-François-Marie-Louis Boulle (1912-1994) ottenne un grande successo con il romanzo Il ponte sul fiume Kwai (1952), da cui fu tratto un film nel 1957, diretto da David Lean, che vinse ben sette premi oscar.

Il romanzo Il pianeta delle scimmie fu pubblicato diversi anni dopo, nel 1963, raggiungendo anch’esso un successo enorme, tale da meritare numerose trasposizioni cinematografiche, la più nota quella del 1968 con Charlton Heston, l’ultima proprio in questo 2017.

Si tratta di una distopia: nel XXVI secolo, un giornalista francese, Ulisse Mérou, narra le sue avventure sul pianeta Betelgeuse, simile alla terra ma popolato da scimmie antropomorfe.

L’opera capovolge la teoria evoluzionista darwiniana, poiché il massimo livello evolutivo è raggiunto dalle scimmie.

 

Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip Dick

Lo scrittore statunitense Philip Kindred Dick (1928-1982) è tra gli scrittori più geniali della fantascienza. La vasta opera oggi gode di rinnovata fortuna per i legami con il postmodernismo e con il cyberpunk.

Numerose sono state le trasposizioni cinematografiche tratte dai suoi libri, la più nota delle quali è proprio quella del romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1968): Blade Runner (1982) di Ridley Scott, un cult di cui si sta parlando molto in questi giorni per il sequel Blade Runner 2049 (2017) di Denis Villeneuve.

Il romanzo di Dick è ambientato a San Francisco nel 1992, un’epoca post-apocalittica. Il protagonista è Rick Deckard, un cacciatore di taglie che finisce per innamorarsi di Rachael, una androide cui dà la caccia, e addirittura per essere accusato lui stesso di essere un androide da un altro cacciatore di taglie.

 

Photos Credits:

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