La fantascienza, di cui già ci siamo occupati in contrapposizione al fantastico è un genere vasto e difficile da definire in maniera univoca.
La formula Science Fiction fu coniata nel 1926 da Hugo Gernsback, inventore, scrittore ma soprattutto editore (a lui si deve la prima rivista di fantascienza: Amazing Stories, nata nello stesso 1926). Il corrispettivo italiano, il calco linguistico fantascienza, fu coniato solo nel 1952 dal traduttore ed editore Giorgio Monicelli (il fondatore della collana editoriale Urania, nel 1952).
Il genere letterario, di matrice popolare di ampia diffusione, si è sviluppato nel Novecento, pur affondando le radici nei secoli precedenti (si pensi, ad esempio, a I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift).
In senso lato si tratta di opere che comprendono un elemento scientifico plausibile, fattore che le distingue dalle opere fantastiche. Sono per lo più ambientate nel futuro, ma senza escludere il presente e il passato. Protagonisti sono alieni, mostri, macchine e simili.
Per avere un’idea più precisa, può essere utile ricordare dieci grandi classici del genere, posti in ordine cronologico, tenendo presente naturalmente le difficoltà a scegliere in una produzione sterminata che comprende molte opere di successo e tanto amate da appassionati lettori.
1 L’ultimo uomo di Mary Shelley
Conosciamo la scrittrice inglese Mary Shelley (1797-1851), moglie del poeta romantico Percy Bysshe Shelley, soprattutto per il romanzo gotico Frankenstein, o il moderno Prometeo (1818), romanzo di grande successo e considerato da molti prima opera di fantascienza.
Ci sembra però più interessante ricordare L’ultimo uomo (1826), opera importante ma di scarsa fortuna editoriale, tanto da essere stata recuperata solo negli anni Sessanta del Novecento.
Ambientato alla fine del XXI secolo, è la storia, narrata in prima persona, della rapida distruzione dell’umanità a causa della peste, della fuga degli ultimi superstiti, della loro morte tranne uno, l’ultimo uomo Lionel Verney, personaggio tra l’altro tratteggiato con elementi autobiografici.
2 Viaggio al centro della terra di Jules Verne
Viaggio al centro della terra (1864) del prolifico scrittore francese Jules Verne (1828-1905) fa parte del ciclo dei Viaggi straordinari, una lunga e fortunata serie di 54 romanzi che anticipano gli elementi della fantascienza, pubblicati dal 1863 al 1905 e tra i quali sono assai noti, anche per le trasposizioni cinematografiche, Ventimila leghe sotto i mari (1869-’70) e Il giro del mondo in 80 giorni (1873).
Viaggio al centro della terra è la storia di un viaggio fantastico e avventuroso intrapreso dal professore di mineralogia Otto Lidenbrock per raggiungere, attraverso un vulcano islandese, il centro della terra.
3 La guerra dei mondi di H.G. Wells
Non è facile scegliere un libro nella vasta opera dello scrittore inglese Herbert George Wells (1866-1946); avrebbero meritato di essere citati almeno altri tre classici da lui scritti: La macchina del tempo (1895), L’isola del dottor Moreau (1896) e L’uomo invisibile (1896).
Prima di raggiungere il successo come scrittore (fu ammirato anche da Joseph Conrad e James Joyce), patì difficoltà economiche e lavorò come professore di biologia e giornalista.
La guerra dei mondi (1897) è la storia dell’invasione della terra da parte di alieni simili a grosse piovre a bordo dei Tripodi, enormi macchine a tre gambe che compiono stragi attraverso un raggio laser.
Va ricordato, oltre alla famosa trasposizione cinematografica del 1953, l’adattamento radiofonico che ne fece Orson Welles nel 1938, adattamento a tal punto realistico da provocare panico collettivo tra i cittadini americani in ascolto.
4 Il mondo nuovo di Aldous Huxley
Aldous Huxley (1894-1963) era nipote del noto biologo darwinista Thomas Henry Huxley. Ebbe ampia diffusione, soprattutto negli anni della controcultura, il saggio Le porte della percezione (1954), in cui Aldous tratta le sue esperienze con la mescalina.
Il mondo nuovo (1932) è un classico del filone della distopia – il contrario dell’utopia – in cui si immaginano società o comunità oppressive, talvolta nate da intenzioni positive ma giunte a esiti mostruosi.
In questo romanzo, che tratta temi delicati come l’eugenetica e il controllo mentale, si racconta una società del 2540 che vive seguendo il motto “Comunità, Identità, Stabilità”, un unico stato retto da dieci Coordinatori mondiali e in cui tutto viene regolato attraverso la produzione in serie derivante dal modello fordista.
L’educazione è sostituita dal condizionamento psicofisico imposto ai cittadini dalla nascita. Il protagonista, John, vive le contraddizioni di questo inquietante Mondo Nuovo.
Nel 1958, in Ritorno al mondo nuovo, Aldous Huxley torna ai temi delicati affrontati nel romanzo trattandoli questa volta in forma saggistica, alla luce del progresso tecnologico e dei mutamenti sociali verificatisi nei ventisei anni trascorsi.