Cinque romanzi da leggere per conoscere il Romanticismo italiano
Il Romanticismo italiano è un movimento artistico, letterario e musicale che si è sviluppato in Europa in modalità e tempi diversi dalla fine del Settecento all’inizio dell’Ottocento. Il Romanticismo si contrappone all’Illuminismo, e cioè al movimento incentrato sulla razionalità che si è diffuso nel Settecento: esso, infatti, predilige tematiche come il sentimento, la spiritualità, la fantasia, l’immaginazione.
Alcune parole chiave descrivono bene il movimento:
1 – titanismo: accentuata sensibilità e anelito verso l’assoluto, verso l’infinito;
2 – sublime: un sentimento misto di piacere e terrore verso l’assoluto;
3 – ironia: consapevolezza dei propri limiti;
4 – esotismo: fuga della realtà;
5 – individualismo: mettere il proprio io al centro, ricercarne la manifestazione anche nella natura;
6 – popolo: culto dei valori popolari, del folclore;
7 – natura: non mero paesaggio, ma organismo vivente di cui l’uomo è parte.
Il Romanticismo in Italia
La data simbolica in cui il Romanticismo trova diffusione anche in Italia è il 1816, in ritardo rispetto agli altri paesi. Si tratta dell’anno in cui è stata fondata una rivista fondamentale in quel periodo: «Biblioteca Italiana», attiva fino al 1840. Nel primo numero, infatti, comparve la traduzione a cura di Pietro Giordani (1774-1848) del saggio di Madame de Staël (1766-1817) Sulla maniera e utilità delle traduzioni. Madame de Staël qui criticava la cultura italiana perché troppo legata al classicismo, secondo lei sarebbe stato utile, per vivificare la nostra letteratura, tradurre opere di autori inglesi e tedeschi. Il saggio stimolò un acceso e lungo dibattito tra classicisti e romantici.
Al centro del dibattito tra classicisti e romantici c’erano tre punti:
1 – l’uso della mitologia, osteggiato dai romantici;
2 – il rapporto con le letterature straniere in un momento storico in cui i testi trovavano maggiore diffusione, osteggiato dai classicisti;
3 – la difesa, da parte dei classicisti, delle unità aristoteliche (quelle de La poetica di Aristotele).
Lo scontro tra classicisti e romantici ebbe anche contenuti politici: i primi erano a favore della dominazione austriaca, i secondi professavano ideali di libertà e indipendenza della nazione italiana. Alla fine si impose la linea romantica.
In poesia il Romanticismo italiano si fece propugnatore della realtà, della verità, contro la troppa ingerenza della tradizione classica e contro gli artifici retorici.
In questo articolo vogliamo ricordare cinque romanzi che possono essere considerati esemplari per il Romanticismo in Italia o anticipatori di esso.
Alessandro Verri, Notti romane al sepolcro degli Scipioni
Alessandro Verri (1741-1816) fu un intellettuale milanese che, insieme al fratello Pietro Verri (1728-1797), fondò nel 1764 la famosa rivista illuminista «Il Caffè», insieme a Cesare Beccaria (1738-1794) e al gruppo che si riuniva all’Accademia dei Pugni.
Verri pubblicò alcuni romanzi, tra i quali qui ricordiamo Notti romane al sepolcro degli Scipioni che uscì in due parti, la prima nel 1792 e la seconda nel 1804 (una terza uscì postuma, addirittura nel 1967).
Pur non essendo un’opera ascrivibile al Romanticismo italiano, essa ne anticipa alcune tematiche.
Verri iniziò a scriverla nel 1782, in seguito alla scoperta in via Appia a Roma dei sepolcri degli Scipioni, eroici condottieri romani.
Notti romane al sepolcro degli Scipioni consiste in alcuni colloqui tra un visitatore dei sepolcri che riporta il pensiero dell’autore, e le anime di alcuni illustri antichi romani, gli Scipioni, Cesare, Cicerone, i Gracchi, e altri.
La Roma antica non rappresenta il modello di virtù civile e politica ammirato e ripreso durante l’Illuminismo. Verri, infatti, ricorda le tante violenze e ingiustizie che ne hanno costellato la storia. Ad essa lo scrittore contrappone la moderna Roma dei papi, retta da principî di giustizia e di pace, la cui superiorità viene infine riconosciuta dalle ombre.
Lo stile del romanzo è molto ricercato e ricco di latinismi.
Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis
Ugo Foscolo (1778-1827) fu poeta e traduttore.
Ultime lettere di Jacopo Ortis, pubblicato nel 1802, fu il primo romanzo epistolare italiano.
Il romanzo fu ispirato dal suicidio dello studente Girolamo Ortis, il cui nome fu cambiato in Jacopo in onore del filosofo francese Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). Altre fonti di ispirazione furono la delusione d’amore avuta da Isabella Roncioni, e il dolore per la cessione del Veneto all’Austria da parte di Napoleone. L’opera somiglia molto al romanzo di Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) I dolori del giovane Werther (1774).
Il protagonista, Jacopo Ortis, è uno studente dalla passione politica repubblicana che, ceduto il Veneto all’Austria, decide di ritirarsi sui colli Euganei. Conosce il signor T. e si invaghisce di una delle sue figlie, Teresa, promessa sposa a un altro.
Jacopo riesce a baciare Teresa, si ammala, confessa al padre di lei il suo amore, poi parte. Arriva a Milano, sempre infelice per l’amore impossibile verso Teresa. Qui incontra il poeta Giuseppe Parini che lo dissuade da atti audaci per la patria. Riprende il suo viaggio che lo porta fino a Nizza. Venuto a sapere che Teresa si è sposata, Jacopo prova un grande dolore e si uccide con il pugnale. Il suicido rappresenta un atto di estrema libertà e di grande valore spirituale.
Giovanni Berchet, Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo
Giovanni Berchet (1783-1851) fu traduttore presto impiegato nell’amministrazione statale. Nel 1818 fu fondatore, insieme a Silvio Pellico (1789-1854), del giornale «Il Conciliatore», soppresso dagli austriaci nel 1819. Partecipò ai moti del 1820-1821 in seguito ai quali dovette fuggire in esilio a Parigi, Londra e in Belgio. Partecipò alle cinque giornate di Milano del 1848 e lottò, finché fu vivo, per l’indipendenza dell’Italia. Fu anche eletto al Parlamento subalpino.
Berchet fu poeta di ispirazione patriottica, motivo per cui preferì tratteggiare figure eroiche virtuose.
La Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo, pubblicata nel 1816, può essere considerata un’opera-manifesto del Romanticismo italiano. Essa rientra nel dibattito tra classicisti e romantici.
Berchet, dietro al personaggio del vecchio Grisostomo, finge di scrivere al figlio in collegio per spiegargli il significato della poesia romantica. Per questo motivo sottopone al ragazzo le traduzioni di due ballate del poeta tedesco Gottfried August Bürger (1747-1794): Il cacciatore feroce ed Eleonora. Attraverso queste opere Grisostomo/Berchet spiega al figlio che è fondamentale per la poesia il rapporto con il popolo inteso come pubblico medio disposto a cogliere l’emozione poetica.
A fine lettera, Grisostomo finge di ritrattare e invita il figlio a seguire le regole classicistiche delle quali offre una descrizione parodistica.
Berchet, dunque, oppone una poesia per il popolo, romantica, a una poesia ormai considerata morta, quella classica e mitologica.
Alessandro Manzoni, I promessi sposi
Alessandro Manzoni (1785-1873) grazie alle origini nobiliari poté godere di una formazione vasta e variegata, passando dallo studio dei classici alla conoscenza diretta di esponenti dell’illuminismo francese e italiano. Trovò fama come poeta e drammaturgo e diede un apporto decisivo all’unità linguistica dell’Italia.
I promessi sposi è un romanzo storico che ha avuto un peso determinante per la costruzione di una lingua italiana comune. Il romanzo storico è una forma di romanzo che ebbe enorme successo grazie all’opera dello scrittore scozzese Walter Scott (1771-1832): si parla di personaggi ed eventi storici reali in modalità romanzesca, oppure si inseriscono personaggi e fatti inventati in un contesto storico reale.
Dal 1821 al 1823 Manzoni scrisse il Fermo e Lucia che anticipava il romanzo: la lingua è un misto tra lombardo e toscano con molti latinismi, la trama è simile ma appesantita e meno fluida.
Il 1827 è l’anno della prima edizione de I promessi sposi. Rispetto a Fermo e Lucia, qui Manzoni cambia la lingua usando il solo toscano, cambia il nome di molti personaggi e modifica la trama.
Tra il 1840 e il 1842 Manzoni realizza la versione definitiva del romanzo. Lo stile cambia dal toscano al fiorentino colto.
Al romanzo si accompagna un’appendice che è un saggio storico: Storia della colonna infame. Qui viene rappresentata, attraverso le vicende del commissario di sanità Guglielmo Piazza e del barbiere Gian Giacomo Mora, la peste a Milano del 1630 e il clima di superstizione e di persecuzione che l’accompagna.
I promessi sposi è ambientato nel Seicento, secolo che per l’autore si è distinto per decadenza morale, culturale e civile. È la storia dell’amore contrastato di due giovani operai tessili che vivono in una località lecchese, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Don Rodrigo, un signore del luogo, innamorato di Lucia ne impedisce il matrimonio. Dopo avventure e sventure i due riescono a ritrovarsi e finalmente a sposarsi.
Un ruolo fondamentale nel romanzo lo svolge la divina Provvidenza, essa è l’azione imperscrutabile di Dio nella Storia.
Cesare Cantù, Margherita Pusterla
Cesare Cantù (1804-1895) fu scrittore, storico e politico italiano. Tra il 1838 e il 1846 scrisse una storia universale in 35 volumi (tra il 1883 e il 1890 fu ampliata e raggiunse 52 volumi). Di posizione conservatrice e clericale, Cantù collaborò con il governo austriaco del territorio lombardo-veneto. Fu parlamentare cattolico dell’Italia unita. Il governo gli affidò la direzione dell’Archivio di Stato di Milano.
Margherita Pusterla, pubblicato nel 1838, è un romanzo storico che segue il modello manzoniano. Si basa sulla vita, trascorsa nel Trecento, di Margherita Visconti. Margherita fu data in sposa a Francesco Pusterla, ma fu imprigionata e uccisa perché si oppose alla passione che verso di lei nutriva il noto signore di Milano, Luchino Visconti (1287-1349). Alle vicende e ai personaggi storici si intrecciano vicende e personaggi di fantasia. Il romanzo di Cantù si contraddistingue per cupezza, per il pessimismo e per il finale non lieto rispetto a quello di Manzoni.