Che cosa si intende per romanzo di formazione?
Un genere di romanzo di grande e imperituro successo, seppur tra crisi e mutamenti nel corso della sua storia, è il romanzo di formazione o Bildungsroman. Ci proponiamo qui di spiegare cos’è, soffermandoci anche sulle origini del nome, e di tracciarne una breve storia, segnalando alcuni famosi esempi. La formula italiana “romanzo di formazione” è la traduzione del termine tedesco «Bildungsroman». Nella Storia della Letteratura Italiana del noto critico e studioso Giulio Ferroni, la definizione è chiara:
“quei romanzi che descrivono il percorso di formazione del carattere e dell’identità di un eroe, che riconosce se stesso attraverso il rapporto col mondo e che a partire dalla sua esperienza personale elabora una conoscenza critica della realtà sociale e culturale e della propria condizione”.
Il protagonista del romanzo di formazione, dunque, viene seguito nel corso degli anni – per convenzione potremmo dire: dall’infanzia alla maturità, ma il lasso di tempo è variabile – col fine di mostrare il mutamento del suo rapporto con il mondo o, meglio, con la società circostante.
Le forme classiche del romanzo di formazione sono il romanzo storico, autobiografico ed epistolare.
Quando nasce la parola «Bildungsroman»
Possiamo dire con certezza che la parola «Bildungsroman» è nata nel 1820, anno di pubblicazione del libro Über das Wesen des Bildungsromans (traduzione nostra: Sulla natura del romanzo di formazione) del filologo tedesco Johann Karl Simon Morgenstern. Morgenstern, occupandosi dei romanzi tedeschi di fine Settecento, inserisce in questo genere ogni opera in cui c’è un eroe del quale viene narrato lo sviluppo, l’evoluzione, nel corso degli anni, dalla giovinezza alla maturità. La parola, tuttavia, inizia a essere usata regolarmente solo dalla fine dell’Ottocento, quando il filosofo Wilhelm Dilthey se ne serve in riferimento a Goethe e a diversi romanzi tedeschi dell’Ottocento molto vicini, per temi, all’opera di Goethe.
Un antecedente atipico: la “Vita nova” di Dante
Nel testo di Giulio Ferroni viene segnalato, come antecedente del genere, un’opera che evidentemente non è un romanzo: la Vita nova di Dante Alighieri.
Si tratta di un prosimetro, termine col quale è indicata ogni opera in cui vengono alternati la prosa e i versi. Nella Vita nova, che è stata scritta tra il 1293 e il 1294, la prosa ha scopo narrativo ma, soprattutto, svolge una funzione di commento ai versi. Il motivo della segnalazione è evidente: il protagonista, e cioè lo stesso Dante, narra il suo amore per Beatrice in tre fasi diverse della sua storia personale: il saluto di Beatrice a Dante, il saluto che la stessa gli nega, la morte di Beatrice. Durante queste tre fasi il lettore è reso partecipe dello sviluppo della passione amorosa del protagonista fino alla tragedia e alla reazione alla tragedia, con tanto di sopraggiunta maturità: la visione di Beatrice nell’alto dei cieli spinge Dante a decidere di non scriverne più finché non ne diventa degno. Il titolo Vita nova è stato interpretato anche come un riferimento alla giovinezza di Dante, giovinezza che ha fine con la morte del suo più grande amore, Beatrice.
Il primo romanzo di formazione: “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” di Goethe
Quello che è considerato il primo romanzo di formazione, quasi l’iniziatore di un genere, è stato pubblicato alla fine del Settecento: si tratta di Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister (1795-1796) di Wolfgang Goethe, opera che, come abbiamo visto, è stata il punto di riferimento di Morgenstern e Dilthey nell’individuazione del genere del Bildungsroman.
Un primo frammento dell’opera risale agli anni 1775-1785 e recava il nome La missione teatrale di Wilhelm Meister.
Il protagonista, Wilhelm Meister, lascia l’attività commerciale paterna e si mette in viaggio per realizzare il suo sogno: fare teatro. Si unisce a una compagnia teatrale ambulante, si lega a più donne, entra in contatto con una società massonica (la società della Torre) tramite la futura sposa. Nel finale Wilhelm accetta di far scritturare la sua compagnia girovaga dall’impresario teatrale Serlo, e così la realizzazione del sogno coincide con la sopraggiunta maturità dell’eroe.
L’appartenenza dell’opera al genere Bildungsroman è stata messa in discussione in quanto il protagonista non è libero nel suo sviluppo ma si scopre “aiutato” e “seguito” dalla società massonica.
I primi grandi classici del romanzo di formazione
Il Bildungsroman non è un genere in voga solo in Germania (ricordiamo, oltre all’opera di Goethe, l’Enrico di Ofterdingen di Novalis, pubblicato pochi anni dopo, nel 1801).
In Inghilterra ci sono opere molto vicine al genere addirittura antecedenti rispetto al Wilhelm Meister: Pamela (1740) di Samuel Richardson e Tom Jones (1746) di Henry Fielding. Ma i primi romanzi di formazione inglesi che possono effettivamente considerarsi tali sono Jane Eyre (1847) di Charlotte Brontë e David Copperfield (1849-1850) di Charles Dickens.
Per la Francia vanno ricordati Il rosso e il nero (1830) di Stendhal e L’educazione sentimentale (1869) di Gustave Flaubert.
Il romanzo di formazione in Italia: Ippolito Nievo
Per avere un primo grande esempio di romanzo di formazione in Italia occorre aspettare il 1867, anno della pubblicazione, postuma, de Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo.
Il protagonista, Carlo Altoviti, narra in prima persona la storia della sua vita, dalla nascita, il 1775, fino alla vecchiaia quando, soddisfatto di sé e circondato da figli e nipoti, è pronto a morire.
Questo di Nievo è un romanzo storico che rappresenta la storia italiana dal periodo napoleonico alle rivoluzioni del 1848 e alla prima guerra d’indipendenza del 1849. La tematica patriottica è centrale.
L’appartenenza di quest’opera al romanzo di formazione è giustificata dal fatto che Carlo, nel corso degli anni, vive un processo di maturazione che lo porta alla saggezza.
Un saggio italiano fondamentale: “Il romanzo di formazione” di Franco Moretti
Per approfondire la storia e le problematiche concernenti il genere che stiamo trattando, il saggio più noto in Italia fondamentale punto di riferimento nelle università è Il romanzo di formazione di Franco Moretti.
Il libro è stato pubblicato per la prima volta da Garzanti nel 1986, con il titolo Il romanzo di formazione. Goethe e Stendhal, Puškin e Balzac, Dickens e Flaubert. La gioventù come forma simbolica della modernità nella narrativa europea. È stato riproposto poi da Einaudi nel 1999 con una nuova introduzione dell’autore e con l’aggiunta di un saggio sulla crisi del romanzo di formazione europeo tra Ottocento e Novecento.
La tesi che sta alla base del saggio è che la gioventù europea, assurta a protagonista di tanta letteratura dell’Ottocento, simboleggia la crisi storica e politica, i grandi mutamenti in atto e l’avvento della modernità.
Il romanzo di formazione nel Novecento: dieci esempi
Il romanzo di formazione che, come abbiamo visto, nasce nel secondo Settecento e si impone nell’Ottocento, ha successo anche nel Novecento e i dieci esempi che elenchiamo qui di seguito lo dimostrano.
1 – Robert Musil, I turbamenti del giovane Törless, 1906.
Il giovane Törless, di buona famiglia, in un rigido collegio militare vive esperienze eterosessuali e omosessuali e di violenza sul prossimo che ne forgiano il carattere.
2 – Jack London, Martin Eden, 1909.
Martin Eden è un marinaio illetterato che intraprende un impegnativo percorso di studi da autodidatta per elevarsi alla condizione di scrittore.
3 – James Joyce, Ritratto dell’artista da giovane, 1916.
Storia della vita di Stephen Dedalus dall’infanzia alla maturità coronata dall’indipendenza economica. Dedalus è alter-ego dell’autore, e il romanzo si concentra sullo sviluppo del suo pensiero, dal punto di vista filosofico e religioso, che lo porta alla contestazione della comunità irlandese cattolica in cui vive.
4 – Hermann Hesse, Demian – Storia della giovinezza di Emil Sinclair, 1919.
Storia dell’adolescenza e della giovinezza di Emil Sinclair, personalità in bilico tra il bene e il male, il quale dapprima è condizionato da una cattiva amicizia, e poi si lascia guidare da una buona amicizia.
5 – Thomas Mann, La montagna incantata, 1924.
L’autore considera l’opera un romanzo di formazione ma anche la sua parodia. Castorp è un giovane ingegnere che va a trovare il cugino tubercolotico nel sanatorio Davos sulle Alpi svizzere; per una leggera infezione bronchiale si fa visitare, viene trattenuto, scopre di avere anche lui la tubercolosi e resta nel sanatorio per sette anni, conoscendo personalità eccezionali che lo accompagnano in questo singolare percorso “fuori dal mondo”.
6 – Alberto Moravia, Gli indifferenti, 1929.
Storia dei giovani fratelli Carla e Michele Ardengo, annoiati e incapaci di provare sentimenti, e della famiglia borghese in declino cui appartengono.
7 – Richard Wright, Ragazzo negro, 1945.
Memoriale autobiografico di Wright, che racconta la sua vita dai sei ai ventuno anni e attraverso la sua vita rappresenta la condizione dei ragazzi di colore in America.
8 – Jerome David Salinger, Il giovane Holden, 1951.
Holden Caulfield, diciassette anni, espulso dalla scuola e deluso dal suo professore di riferimento e da alcuni suoi compagni, torna a New York e cerca una sistemazione provvisoria prima di poter raggiungere gli ignari genitori durante le vacanze di Natale. Il ragazzo, solo in città, vive un vagabondaggio che ne condiziona il carattere fragile.
9 – Jack Kerouac, Sulla strada, 1957.
Romanzo-manifesto della beat generation, vi si narrano i viaggi negli Stati Uniti, durante gli anni Quaranta, di giovani beat tra esperienze sessuali e di alcol e droghe.
10 – Haruki Murakami, Norwegian Wood, 1987.
Watanabe Tōru, atterrato in aereo ad Amburgo, ricorda un episodio decisivo avvenuto diciassette anni prima: il suo incontro con la ragazza di un amico suicidatosi. Watanabe torna così con la memoria ai tempi dell’università – gli anni della contestazione (1968-’70) – un periodo in cui è cambiato profondamente.