Canone letterario: cos’è e perché è necessario

Canone letterario: cos’è e perché è necessario

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Canone letterario: cos’è e perché è necessario

I libri e gli articoli sul canone letterario sono tanti: molto si è pubblicato e si continua a pubblicare. Il canone, ovvero una sorta di lista di opere letterarie assurte a classici o, comunque, a opere fondamentali, nel corso degli anni pare sia passato da tema e problema accademico con ricadute scolastiche e accademiche a tema per lettori. Da qui l’estensione di pubblicazioni e dibattiti.

Il canone come trending topic

Viviamo tempi in cui i dibattiti, le interazioni, si consumano sui social network più che nei luoghi fisici. Alcuni motivi che facilitano questa situazione li possiamo riassumere facilmente: velocità di interazione, possibilità di raggiungere un maggior numero di persone e luoghi diversi. Si tratta di condizioni che non si verificano ad esempio in luoghi classici della discussione culturale come le accademie, oppure su testi cartacei che presentano il limite di essere soggetti a tempistiche lente. Ciò non vuol dire che le condizioni attuali abbiano migliorato la qualità del discorso intorno al canone.

Nel contesto attuale, possiamo dire che il canone sia diventato un trending topic, cioè un argomento di tendenza. Se ne scrive tanto, forse troppo, più spesso con disordine e superficialità. Eppure, ogni articolo che appare su rivista web o che viene riportata dal cartaceo al web oppure anche solo un post riscuotono interesse e generano discussione.

È facile trovare una ragione alla tanta attenzione sull’argomento. Detto senza troppo approfondire: sui social network hanno facile successo di seguito quei contenuti in cui si tende a fare classifiche e liste, e il canone rientra perfettamente in questo genere. Il problema è che il canone è un tema complesso, di importanza culturale, che esige approfondimento, per cui in teoria non merita di rientrare nel filone del clickbaiting (esca da clic), per dirne una.

Etimologia

La parola «canone» deriva dal latino cănone(m) che a sua volta deriva dal greco kanón. Il termine greco in origine significava “fusto, bastone dritto e lungo”, unità di misura usata dagli artigiani. Da qui la parola ha assunto il significato di “norma”, “regola”. Tutto questo è riportato sul più importante dizionario etimologico attualmente in circolazione: il DELI (Dizionario Etimologico della Lingua Italiana), di Manlio Cortellazzo e Paolo Zolli, edito da Zanichelli.

Essa è stata usata inizialmente in campo religioso con diversi significati: gruppo di opere sacre ispirate dalle divinità o assunte come testi fondamentali; elenchi di martiri o santi approvati dalla Chiesa (i santi canonizzati); albo dei chierici; norme giuridiche fissate dalla Chiesa per sé (il diritto canonico); la parte principale e ripetuta della messa.

La parola ha poi allargato il campo del suo significato, sicché oggi ci sono tanti canoni diversi: canoni letterari, grammaticali, artistico, antropologico, morale, ecc. In comune a questi canoni è il senso principale della parola, cioè quello normativo.

Canone e letteratura: i due canoni

Il critico Romano Luperini (1940), prima di definire il significato del canone  in letteratura, specifica che ci sono due accezioni a seconda del punto di vista usato.

Il primo di questi due canoni è definito dal punto di vista delle opere. Le norme retoriche e di poetica di una o più opere è alla base di una tradizione che può includere altre opere create nel solco di essa.

Il secondo dei due canoni è quello che più ci interessa in questa sede. Si basa sul punto di vista dei lettori. Questo tipo di canone è un elenco di opere che una comunità tramanda e, nel tempo, modifica a seconda del mutare del gusto. Se ipotizziamo un canone delle migliori opere fantascientifiche italiane, si tratta di un elenco di libri di questo genere ritenuti fondamentali da una comunità. Un libro, però, che qualche decennio fa poteva essere considerato fondamentale, a distanza di tempo può invece non essere più ritenuto tale, e per questo motivo può essere eliminato dal canone. Allo stesso modo, un libro che qualche decennio prima era stato ignorato, a distanza di tempo può essere recuperato e inserito nel canone.

Luperini fa notare che i due canoni possono coincidere:

Le due accezioni tendono a sovrapporsi, sin quasi all’identificazione: in età neoclassica, per esempio, la fedeltà alle regole classiche del canone fonda anche una certa tipologia della ricezione e dunque una determinata gerarchia delle opere, e altrettanto fa quella romantica, che pone nuovi autori, Omero, Dante e Shakespeare, al posto di quelli prima canonici, Orazio, Virgilio e Petrarca.”

L’anticanone

Luperini, quando parla del primo canone, definisce l’anticanone. L’esempio che fornisce deriva infatti dalla costituzione di un canone fondato su norme retoriche e poetiche: il petrarchismo. La poesia di Francesco Petrarca (1304-1374) divenne modello di scrittura per i poeti dal Trecento al Cinquecento. Fu l’umanista Pietro Bembo (1470-1574) a fissare i canoni formali di quella poesia. Al petrarchismo si oppose l’antipetrarchismo di autori come Francesco Berni (1497-1535), Pietro Aretino (1492-1556) e Teofilo Folengo (1491-1544): l’antipetrarchismo era il rifiuto dell’imitazione diffusa dell’opera di Petrarca, il rifiuto di quelle regole seguite pedissequamente.

L’anticanone è quindi una forma di opposizione al canone, e tuttavia l’opposizione viene esercitata usando le stesse modalità del canone: proposta di norme alternative, proposta di liste di autori e opere alternative.

Come intendiamo il canone letterario oggi

Negli ultimi anni si è imposto il secondo canone. Un canone letterario in senso vasto, infatti, non è soggetto a limiti di retorica o di poetica. Si vuole includere in esso tutte le opere di qualità accettando e rispettando le differenze.

Naturalmente in letteratura e nel campo dei libri in generale possono esserci dei sotto-canoni: un canone di fantascienza, di horror, di gialli, di letteratura rosa, ecc.

La domanda è: a cosa serve un canone letterario?

Un esempio pratico può aiutarci. I programmi di letteratura delle scuole, dalle primarie in su, si fondano su una serie di autori ritenuti maggiori a livello nazionale e/o mondiale. La selezione di autori e opere comporta l’istituzione di un canone letterario, una lista che va dalle origini alla contemporaneità. Il canone più utile, nel contesto scolastico ma anche universitario, è quello dei classici. Lo scolaro e lo studente non è tenuto a studiare autori sconosciuti e di scarso valore letterario. Deve studiare autori canonizzati, cioè ritenuti di valore e da conoscere necessariamente per raggiungere la preparazione richiesta in materia letteraria.

Da questo esempio deduciamo che un canone letterario ha un’utilità pratica: mette ordine tra le opere pubblicate, stabilisce quali opere meritano di essere ricordate, quali meritano di resistere al tempo. Il problema è che non si tratta di un’operazione matematica: è impossibile stabilire con assoluta e indubitabile certezza quale autore o opera meriti di essere canonizzato.

Chi decide gli autori e le opere da canonizzare?

Questa domanda è insidiosa e di difficile risposta chiara e univoca: non esiste, infatti, una istituzione addetta alla creazione e alla modifica di canoni letterari. I canoni devono la loro credibilità alla credibilità di coloro che li stabiliscono. Scuole e università hanno la credibilità maggiore, anche per le conseguenze delle decisioni che prendono: stabilendo e imponendo i programmi di letteratura, stabiliscono e impongono ciò che merita di essere studiato e ricordato.

Ci sono poi singoli soggetti, in particolare i critici letterari. Ogni critico può stabilire un proprio canone, più il critico ha fama più ne guadagna in diffusione il suo canone. Basti pensare al famoso canone di Harold Bloom (1930).

Il Canone Occidentale di Bloom

Il Canone Occidentale di Bloom è stato pubblicato nel 1994. L’opera del critico americano è presto diventata un classico del genere. Ha ottenuto successo commerciale in tutto il mondo, e, come prevedibile, ha generato dibattiti sul tema.

Bloom ha selezionato appena 26 autori come rappresentativi della letteratura dell’Occidente: Dante Alighieri (1265-1321), Geoffrey Chaucer (1343-1400), Michel de Montaigne (1533-1592), Miguel de Cervantes (1547-1616), William Shakespeare (1564-1616), John Milton (1608-1674), Molière (1622-1673), Samuel Johnson (1709-1784), Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), William Wordsworth (1770-1850), Jane Austen (1775-1817), Charles Dickens (1812-1870), Walt Whitman (1819-1892), George Eliot (1819-1880), Henrik Ibsen (1828-1906), Lev Tolstoj (1828-1910), Emily Dickinson (1830-1886), Sigmund Freud (1856-1939), Marcel Proust (1871-1922), Virginia Woolf (1882-1941), James Joyce (1882-1941), Franz Kafka (1883-1924), Fernando Pessoa (1888-1935), Jorge Luis Borges (1899-1986), Pablo Neruda (1904-1973), Samuel Beckett (1906-1989).

La canonizzazione di questi autori si fonda sul principio dell’“autonomia estetica”: la qualità dell’opera conta più di qualsiasi discorso che pure può incrociare lo spazio letterario.

Oltre vent’anni dopo, Bloom ha pubblicato un altro canone, Il Canone americano (2015). Anche quest’opera ha fatto discutere per le esclusioni eccellenti.

Bloom ha selezionato 12 autori: Ralph Waldo Emerson (1803-1882), Nathaniel Hawthorne (1804-1864), Whitman, Herman Melville (1819-1891), Dickinson, Mark Twain (1835-1910), Henry James (1843-1916), Robert Frost (1874-1963), Wallace Stevens (1879-1955), Thomas Stearns Eliot (1888-1965), William Faulkner (1897-1962), Hart Crane (1899-1932).

Perché i canoni letterari sono necessari

I canoni sono necessari perché offrono ai lettori e agli studenti dei punti di riferimento. Non vanno seguiti in modo rigido, ma con un atteggiamento flessibile e accettando margini di errore. Il canone, infatti, non è infallibile: vengono selezionati autori e opere con la consapevolezza di sacrificarne di meritevoli e di non possedere parametri oggettivi. Bloom, non a caso, sottolinea che le sue scelte sono soggettive.

Per quanto riguarda i canoni utili a scuole e università, chi se ne occupa avverte la responsabilità e con estrema difficoltà aggiorna le liste. In questi settori la necessità dei canoni è ancora più evidente: si tratta di scegliere, dall’enorme patrimonio letterario, cosa far studiare e cosa no.