Romanzi sulla guerra - una selezione di letture

Romanzi sulla guerra – una selezione di letture

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La guerra in Ucraina, con Vladimir Putin intenzionato a riproporre uno scenario da Guerra Fredda, la Siria come snodo di tensioni all’interno del mondo arabo ma non solo, e poi le guerre “dimenticate” come quelle nello Yemen e nel Mali, in cui entrano in gioco rivalità tribali, l’espansività del dettato jihadista e le consuete interferenze extraterritoriali. La ferocia e la dinamica della guerra sono materiale per la ricostruzione giornalistica, in primis, ma nel medesimo tempo convergono verso riflessioni più accurate, che trovano nella letteratura un campo fertile di rappresentazione, di elaborazione tra dramma interiore e delirio del mondo. Lussu, Collins, Hemingway, Calvino, Terzani, Westall, Stanišić: scrittori e pensatori che hanno reso possibile una narrazione alternativa, utile a plasmare una visione futura e una memoria condivisa.

Prima guerra mondiale: 1914-1918.

Romanzi sulla guerra - una selezione di lettureUn anno sull’altipiano di Emilio Lussu.

Le esperienze di guerra di un ufficiale italiano dal giugno 1916 al luglio 1917, raccontate con obiettività e piglio documentale. Sull’Altipiano di Asiago va in scena il dramma della guerra e Lussu non può che osservare e memorizzare ciò che avviene davanti ai suoi occhi; si astiene dal fare letteratura, lascia che sia l’eloquenza della Grande Guerra a fornire fatti e materiale su cui riflettere. La razionalità come unità di misura e puntello della coscienza: la vita di trincea e l’assurdità della guerra, la retorica degli alti ufficiali e l’ammutinamento dei soldati, l’alcol che annebbia e rende più dolorosi i ricordi. Ma non manca l’ironia nel memoriale di Lussu, concessione all’interiorità che rende Un anno sull’altipiano testimonianza viva, opera a tutt’oggi moderna e coinvolgente.

Guerra di Indipendenza Irlandese (1919-1921)

Romanzi sulla guerra - una selezione di lettureLa strada per la libertà di Michael Collins.

Beata la nazione che non ha bisogno di eroi, ma quando dalla ribellione è necessario passare all’edificazione della Storia, uomini di azione e di pensiero come Michael Collins diventano decisivi. Già a metà del XIX secolo, con la nascita della Fratellanza Repubblicana Irlandese, gli scenari di guerra nella verde Hibernia si profilavano all’orizzonte: la volontà di affrancarsi dal governo della Corona Inglese trovava sfogo nei moti insurrezionali e in una sempre più pressante azione politica, fino al fatidico giorno di Pasqua del 1916, quando a Dublino i repubblicani irlandesi occuparono gli edifici pubblici mettendo in atto l’offensiva che passerà alla storia con il nome di “Easter Rising”. La reazione dell’esercito inglese fu brutale e diede ancora maggiore impulso alle rivendicazioni degli indipendentisti guidati dallo scrittore e polemista Michael Collins. In seguito lo stesso Collins negoziò il trattato di pace del 1921 che sancì definitivamente l’indipendenza della Repubblica Irlandese dalla Gran Bretagna. La strada per la libertà è una summa del pensiero dell’eroe irlandese: è un’ode allo spirito rivoluzionario, ma anche una riflessione sulla rappresentanza politica e sui meccanismi – a volte contraddittori – dello stato moderno.

Guerra civile spagnola: 1936-1939.

Romanzi sulla guerra - una selezione di letturePer chi suona la campana di Ernest Hemingway.

Robert Jordan, l’inglés incaricato dagli Alleati di far saltare un ponte in zona nemica, fa parte della schiera di indimenticabili protagonisti usciti dalla penna di Ernest Hemingway. Allo stesso tempo “pensatore” e “incendiario” porta la brama di libertà nel cuore della Guerra Civile Spagnola, affrontando pericoli inusitati e l’ostilità di Pablo, comandante dei ribelli antifranchisti. Cameratismo e rivalità: nonostante gli sforzi profusi il piano di Robert, alla resa dei conti, verrà stravolto, e l’inglés si ritroverà a coprire la ritirata dei suoi compagni di guerriglia. In Per chi suona la campana il vitalismo tipico dei personaggi dello scrittore americano si stempera nell’umanità dell’eroe imperfetto, capace di contrastare il nemico ma anche di mediare con le proprie insicurezze. La quotidianità, esplicitata in battaglia e nelle relazioni, trova una corrispondenza appropriata nello stile di Hemingway, votato alla linearità sintattica e reso dinamico dall’utilizzo di dialoghi splendidamente congegnati.

Seconda guerra mondiale: 1939-1945.

Romanzi sulla guerra - una selezione di lettureIl sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino.

La Resistenza può essere osservata da varie angolature, e una delle elaborazioni più credibili e toccanti è quella che Italo Calvino affida a Pin, partigiano bambino che inoltrandosi nella Storia trova anche modo di articolare una propria idea del mondo. Un bambino allo stato brado, Pin, che ha come unico punto di riferimento – non proprio affidabile – la sorella, che per sopravvivere fa la prostituta. All’osteria del paese tutti sanno, e sono anche a conoscenza del fatto che uno dei clienti della ragazza sia un soldato tedesco. La contingenza è da sfruttare, e i “grandi” chiedono a Pin di rubare la pistola al militare straniero. Il furto avrà buon esito, ma sorprendentemente l’arma perderà di importanza agli occhi degli adulti; Pin si infuria e nasconde la refurtiva in un luogo segreto, nel sentiero dove i ragni costruiscono i loro nidi. Da lì in poi l’esistenza del bambino si legherà a quella di una brigata partigiana, un micromondo dove si intrecciano miserie, tradimenti e sentimenti di fratellanza. Il sentiero dei nidi di ragno è il primo libro pubblicato da Italo Calvino; viene dato alle stampe nel 1947 e rimarrà una sorta di unicum nel percorso letterario del grande scrittore ligure. Freschezza, un’andatura che surclassa ogni intento programmatico: più che come un’opera mia – scrisse Calvino nella prefazione – la leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale di un’epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Guerra del Vietnam: 1964-1973.

Romanzi sulla guerra - una selezione di letturePelle di leopardo di Tiziano Terzani.

Nell’immaginario dell’Occidente la Guerra del Vietnam assume una valenza culturale oltreché storica: ad essa vengono contrapposti i movimenti di pensiero che ne hanno sottolineato l’iniquità, la distanza da un’ideale di pace e giustizia sociale. Gli Stati Uniti d’America, espressione di tecnica e innovazione bellica, contro i guerriglieri ispirati dal leader filocomunista Ho Chi Minh: da una parte i diktat della geopolitica, dell’equilibrio tra le superpotenze, dall’altra un popolo che rivendica la propria autodeterminazione in una sorta di riedizione dello scontro tra il pastorello Davide e il gigante Golia. Una guerra breve, quasi silenziosa, prevedevano gli strateghi statunitensi, rassicurati dalla potenza di fuoco a loro disposizione, scenario contraddetto dalla realtà dei fatti: il conflitto durò circa dieci anni e causò la morte di oltre 5 milioni di vietnamiti (in gran parte civili) e di 60.000 militari americani. Un vero e proprio inferno di fuoco, e a raccontarne lo sviluppo, i momenti cruciali, giornalisti e scrittori di grande levatura, fra i quali il giovanissimo Tiziano Terzani, corrispondente “ottimista, sorridente e speranzoso”. Si mise in marcia, Terzani, non accontentandosi di fare cronaca e di registrare gli eventi in maniera asettica: di fronte alla tragedia si pose come testimone appassionato, riportando nel suo diario di guerra la sofferenza delle popolazioni civili, le macerie morali e non solo materiali lasciate in eredità dai combattimenti.

Romanzi sulla guerra - una selezione di lettureGuerra del Golfo: 1990-1991.

La Prima Guerra del Golfo, evento che assume un’enorme rilevanza mediatica; la sua rappresentazione contribuisce a dare forma a una sorta di costellazione globale, in cui il fragore delle armi e la distruzione che ne consegue si associano alla narrazione televisiva, ai principi che la regolano. È la guerra dell’invasore, il dittatore iracheno Saddam Hussein, e della coalizione che intervenne per liberare il piccolo Emirato del Kuwait, annesso di imperio alla Repubblica Irachena, ma è anche la guerra delle breaking news, dei format modulati in base alle aspettative del pubblico televisivo. Lo scollamento tra oggettività e percezione soggettiva del dramma in atto è il tema che sostiene e attraversa il bellissimo libro di Robert Westall, opera che cerca, riuscendoci, di smascherare l’ipocrisia dei contendenti e delle lobby di potere che ne pilotano l’azione. A rendere pulsante il conflitto è Figgis, un ragazzino americano dotato di capacità straordinarie, che gli permettono di connettersi telepaticamente con persone e realtà lontanissime dal suo contesto culturale e geografico. E chi più di Latif, giovanissimo guerriero dell’esercito di Saddam, è più distante dalla quotidianità preconfezionata dell’Occidente, della civiltà dei consumi? I due ragazzini stabiliscono un contatto, uno scambio di emozioni che emergono dall’inconscio e che travalicano aggiustamenti di comodo; sarà per entrambi un’esperienza traumatica, sia sul campo di battaglia che nella condivisione a distanza, almeno fino a quando non compariranno nuove immagini, nuovi nemici e guerre da celebrare.

Guerre jugoslave: 1992-1995.

Romanzi sulla guerra - una selezione di lettureI buchi neri di Sarajevo di Božidar Stanišić.

L’assedio di Sarajevo, una delle pagine più dolorose della guerra nella ex Jugoslavia, durò quasi 4 anni. A fronteggiarsi le forze del governo bosniaco, dichiaratosi indipendente, e l’Armata Popolare Jugoslava spalleggiata dalle milizie serbo-bosniache. In un quadro di guerra totale, le immagini dei colpi di artiglieria che dalle colline devastano Sarajevo testimoniavano la brutalità ma anche l’insensatezza di un’azione bellica che tentava di bloccare il corso della Storia. L’assedio causò all’incirca 15.000 morti e oltre 50.000 feriti, per la stragrande maggioranza civili, e determinò un flusso migratorio che – aggiungendosi all’altissimo numero di vittime – ridusse del 36% la quota di popolazione residente nella capitale bosniaca. La città – durante e dopo l’assedio – modificò letteralmente la propria conformazione: la splendida Sarajevo multietnica, crocevia di civiltà e tradizioni, in cui convivevano dogmi e radici filosofiche, subiva l’affronto più inaccettabile, quello di un sistema di potere capace di annullare un percorso millenario, fatto di cultura e condivisione. Ed è questo il senso che innerva il libro di Božidar Stanišić, la fragilità di un organismo sociale al cospetto della guerra, meccanismo che attraverso strategie e alleanze traduce l’idioma della perversione. L’odio immobilizza, cancella l’umano: le storie dello scrittore bosniaco mettono in luce l’esperienza di donne e uomini spaesati, in bilico fra lo struggimento della memoria e l’impossibilità di prefigurarsi un futuro.