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Premio von Rezzori 2017 per la miglior traduzione

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Le traduzioni in letteratura sono un mondo a sé, in quanto sono richieste al traduttore capacità non limitate al passaggio corretto da una lingua a un’altra, ma anche relative all’ambito propriamente letterario. Non è un caso se in questo ambito spesso si sente accostare al termine traduzione il termine “tradimento”: l’eleganza, il valore estetico, possono (o devono) essere anteposti alla fedeltà al senso del testo, tesi discutibile ma che ad esempio in poesia vediamo confermata spesso.

Cos’è il Premio von Rezzori?

Il premio Gregor von Rezzori – Città di Firenze è stato istituito nel 2007 e viene consegnato all’interno del Festival degli Scrittori dedicato alla letteratura contemporanea che si tiene ogni anno a Firenze. Il premio consta di due sezioni: miglior opera di narrativa straniera tradotta in Italia e miglior traduzione di un’opera di narrativa straniera. Il Festival degli Scrittori si terrà dal 14 al 17 giugno 2017 in diverse zone di Firenze.

Premio von Rezzori 2017 per la miglior traduzione: Anna D’Elia

Il premio von Rezzori per la miglior traduzione di un’opera di narrativa straniera è stato assegnato, per l’edizione 2017, ad Anna D’Elia traduttrice dell’opera Terminus radioso (edizione 66thand2nd, 2016) dello scrittore francese Antoine Volodine. La giuria che ha decretato la vincitrice del premio è composta da Bruno Ventavoli che ne è il presidente, Ilide Carmignani e Susanna Basso. Anna D’Elia è traduttrice letteraria dal francese: ha tradotto tra l’altro per le case editrici Bompiani, Rizzoli e Fazi, e di Volodine ha tradotto anche “Il post-esotismo in dieci lezioni”, lezione undicesima (edizione 66thand2nd, 2017). Ha approntato anche traduzioni teatrali e saggistiche.

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Terminus radioso di Antoine Volodine: opera e problemi di traduzione

Terminus radioso è un romanzo ambientato in una Russia post-apocalittica, irrimediabilmente distrutta da incidenti nucleari, con protagonisti esseri modificati dalle radiazioni e ex soldati che cercano, nella sterminata steppa, un posto in cui sopravvivere. Quest’opera di Volodine è vasta (540 pagine nell’edizione italiana), ha una struttura complessa che regge su una pluralità di voci e è scritta in una lingua disseminata di neologismi. Anna D’Elia ha dedicato a questo lavoro un anno e mezzo, e ciò dà la misura della difficoltà di questa traduzione.

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Sulla particolare terminologia (ricordiamo ad esempio la presenza di termini come narrats o entrevoûtes, di invenzione dell’autore, tradotti rispettivamente in zaconti e intrarcane), la traduttrice si è avvalsa del sostegno dello stesso Volodine tramite scambio epistolare, come racconta nella bella intervista pubblicata nel lit-blog Vita da editor curato da Giovanni Turi. Ogni termine ha comportato un elaborato ragionamento alla ricerca di una logica applicabile alla particolarissima opera dello scrittore francese. La traduttrice ha avuto invece massima libertà, da parte dell’autore, per quanto riguarda la traduzione dei nomi inventati delle piante fantastiche che popolano il romanzo, per le quali ha potuto risalire al nome distorto di piante esistenti, oppure ha riproposto in italiano alcune forme onomatopeiche.

Photos credits: www.festivaldegliscrittori.com